In questo articolo tratteremo con diversi dati e foto la storia ondata di freddo del febbraio 2012 che ha coinvolto gran parte dell’Italia tra il 31 gennaio ed il 12 febbraio 2012; in particolare ci concentreremo su Marche settentrionali e Romagna, le zone più colpite. Sulle colline del Montefeltro, dove si sono avuti gli accumuli maggiori, sono stati superati i migliori inverni del secolo precedente (dal punto di vista nevoso): il 1984-85, il 1955-56 ed il 1929-30, anno in cui sono stati scritti la maggior parte dei record precedenti e per osservare eventi paragonabili bisogna tornare indietro sino all’800. Possiamo dire perciò che in queste zone un peggioramento con questi apporti nevosi non si verificava da più di 100 anni e probabilmente anche da 150.

L’evento diviene ancor più notevole se si considera che nell’inverno del 1928-29 gli accumuli finali furono il risultato di un maggior numero di giorni nevosi (per giorno nevoso si intende una giornata durante la quale cade almeno 1 cm di neve) rispetto al solo febbraio 2012. Bisogna precisare inoltre che alcune zone appenniniche e collinari sono state influenzate dall’orografia, sperimentando fenomeni di stau che hanno accentuato ancor più l’intensità dei fenomeni. Il tutto è stato accompagnato dal forte vento gelido con raffiche in pianura fino a 60-65 km/h, mentre sull’Appennino modenese si sono raggiunti i 98 km/h.

 

Analisi dell’evento 

28-29 gennaio 2012
Come abbiamo già spiegato nell’articolo delle nevicate di gennaio 2012 sul Piemonte, la strozzatura del flusso atlantico a NW del nostro Paese ha provocato un cut-off  della goccia con la creazione di due minimi depressionari; il primo giungerà proprio in questi giorni sul Mar Ligure con precipitazioni in risalita verso la terra ferma: la neve cadrà abbondante in Piemonte, Valle d’Aosta, l’entroterra ligure e anche la parte occidentale dell’Emilia Romagna sarà interessata. Città come Piacenza e Pavia sperimentano modeste nevicate, entro i 20 cm.

Il 30 gennaio rappresenterà una giornata di transizione: serena al mattino, ma con nubi in aumento dal pomeriggio con qualche occasionale e leggera spruzzata di neve sull’Appennino Tosco-Emiliano.

31 gennaio e 1-2 febbraio
Il secondo minimo giunge a partire dalla giornata del 31 gennaio nel Mediterraneo; le prime precipitazioni cominciano al mattino sulle province di Parma e Piacenza e dal pomeriggio si estendono all’intera regione, grazie ad un fronte che avanza da ovest e ad un flusso freddo e perturbato proveniente da est. Per l’aumento del flusso di aria gelida siberiana proveniente dalla Russia, la progressione delle precipitazioni da ovest verso est viene rallentata e i quantitativi previsti vengono superati, anche di molto. Nella serata del 31 le precipitazioni si accentuano in particolare nella parte orientale della regione. Il 1° febbraio queste continuano diventando copiose in particolare sulle colline del Montefeltro, tra l’entroterra riminese e la provincia di Pesaro-Urbino, dove gli accumuli superano il metro nella sola giornata, ma assumono carattere di pioggia per aria calda che risale dall’Adriatico lungo le coste del Ravennate e Riminese; nel pomeriggio subentra una pausa nelle aree di pianura, tranne sul Bolognese e sulla parte centro meridionale della regione dove l’intensità della nevicata permane molto intensa. 

Si osserva anche la rotazione ciclonica della perturbazione: dalla sera la neve torna a cadere su Ferrarese e nord Modenese e successivamente su Reggio Emilia. Nella notte tra 1 e 2 febbraio un sistema nuvoloso con annesse precipitazioni investe la regione da ovest,  fino ad interessare il comparto centrale della stessa portando oltre mezzo metro di neve a quote collinari tra la Romagna e il nord delle Marche. Durante la mattinata tutta la regione sarà interessata da precipitazioni solide (o liquide lungo le coste), mentre nel pomeriggio si concentreranno nella parte orientale. Nell’immagine qui sopra vediamo l’arrivo del secondo minimo sull’Italia, ripreso dal satellite Airmass. Fonte immagini e descrizioni [modificate]: link).

3-4 febbraio
Sopraggiunge un nuovo impulso da est nella notte fra il 3 ed il 4 febbraio che porta nuove nevicate nei comparti meridionali della regione: sulle zone collinari le precipitazioni per stau non si erano placate neanche durante la pausa del giorno 3 avutasi invece nelle altre aree. Grazie alle temperature molto inferiori allo zero, la neve presenta un basso contenuto di acqua ed è perciò piuttosto asciutta: si accumulano 10-20 cm sul Bolognese e Ferrarese. Nella mattina del 4 febbraio si hanno due linee di precipitazioni con direttrice sud/ovest – nord/est che si estendono dal Bolognese al Ferrarese. Forlivese, Ravennate e Riminese rimangono interessate dalle nevicate più intense. La situazione rimarrà invariata anche durante la serata, tranne per l’intensificazione dei fenomeni sulla costa nord (Ferrara – Ravenna). Nell’immagine sempre del satellite Airmass notiamo l’intensa perturbazione che coinvolge ancora la parte centro orientale della regione.

5 febbraio
Nella notte fra 4-5 febbraio le precipitazioni insistono particolarmente su Reggiano, Parmense e Ravennate e andranno ad esaurirsi nel corso del pomeriggio. Sembrava finita qui, ma in realtà non andò così!

7 febbraioNelle prime ore del mattino le precipitazioni si distribuiscono nella parte centro orientale della regione, successivamente Parma e Piacenza vengono interessate dalle nevicate. In Romagna le precipitazioni permangono per tutto il mattino per poi esaurirsi nel corso del pomeriggio. L’immagine che troviamo a lato è stata scattata ancora dal satellite Armiss: in blu è evidenziata l’aria siberiana, in verde quella tropicale. 

 

9-10-11-12 febbraio

Dopo una pausa avuta l’8 febbraio con la totale assenza delle precipitazioni su tutto il territorio e ampie schiarite, i fenomeni riprendono dalla tarda serata del 9, spostandosi dalla parte centro-orientale alle aree di pianure occidentali. Durante il giorno 10 le precipitazioni si ritirano dalle aree appenniniche e di pianura del Piacentino e raggiungono le province di Forlì – Cesena e di Rimini, anche se la parte più colpita risulta essere quella centro orientale della regione. In serata interessano Riminese e Ravennate e le zone a nord (Ferrarese e Romagna).

Il giorno 11 si stabiliscono prevalentemente nelle aree di pianure del nord della regione e dalla serata riprendono deboli su Romagna e Appennino Bolognese. Il giorno 12 le correnti ruotano nuovamente in senso ciclonico e le precipitazioni andranno ad interessare ancora il Ferrarese, Bolognese e la parte più settentrionale della Romagna. In mattina vengono coinvolti anche i territori a ovest, anche se i fenomeni più intensi rimangono nella parte orientale. Tenderanno poi ad esaurirsi nel pomeriggio a ridosso dell’Appennino centro-orientale. Nella carta soprastante si può apprezzare il nocciolo gelido da est che si estende verso il bacino del Mediterraneo e che, interagendo con nuov flussi perturbati, avrebbe determinato altri quattro giorni di nevicate abbondanti!

 

Analisi dell’evento con dati e foto
La località nel Montefeltro con il dato più significativo in assoluto, non solo delle Marche ma anche di tutte le altre località italiane, è stata la frazione Cà Micci nel comune di Sassofeltrio a 585 m di quota, in provincia di Pesaro-Urbino nelle Marche settentrionali. Questo piccolo paesino è situato sulle pendici del Monte San Paolo (865 m), sul versante nord per la precisione. Ha totalizzato ben 468 cm rilevati su tavoletta con pulizia ogni 6 ore circa, perciò secondo le norme OMM e quindi è da considerarsi un dato ufficiale e piuttosto preciso (l’unica incognita è il vento sostenuto che ha accompagnato la nevicata e che non rende facili le misurazioni). Di seguito gli accumuli divisi nei vari giorni (rilevati dall’utente meteoPaolo del forum Meteonetwork):

  • 9 gennaio: 0.5 cm
  • 30 gennaio: 0.5 cm
  • 31 gennaio: 9 cm
  • 1 febbraio: 130 cm
  • 2 febbraio: 42 cm
  • 3 febbraio: 36 cm
  • 4 febbraio: 45 cm
  • 5 febbraio: 30 cm
  • 6 febbraio: 5 cm
  • 7 febbraio: 12 cm
  • 10 febbraio: 80 cm
  • 11 febbraio: 65 cm
  • 12 febbraio: 3 cm

L’1 febbraio in sole 24 ore si sono accumulati 130 cm, il valore più elevato nelle 24 ore durante questo peggioramento; inoltre si è avuta già una leggera spolverata prima del 31 gennaio, ovvero il 29 ed il 30 con però solo 1 cm di accumulo tra le due giornate. Seguono alcune fotografie (fonte foto: link – link) scattate proprio in questa località, la prima nella mattina del 31 gennaio con una debole nevicata in corso ed appena 3 cm al suolo. E’ importante precisare che ovunque prima dell’eccezionale nevicata non c’era altra neve al suolo e perciò gli accumuli a fine evento sono da attribuirsi esclusivamente al peggioramento che si è avuto tra il 31 gennaio ed il 13 febbraio.

Nelle foto seguenti possiamo apprezzare l’intensità della nevicata il giorno 1 febbraio in diversi momenti: il manto nevoso cresce a vista d’occhio.

Il 2 febbraio continua a nevicare in modo moderato senza pause, l’accumulo giornaliero è di 42 cm:

La nevicata non cessa accumulando centimetri su centimetri: dopo i 36 cm del 3 febbraio, il 4 ne cadono altri 45. Nella seguente fotografia la situazione la mattina del 4 febbraio.

Il 5 febbraio cadono ancora 30 cm, ma finalmente dal giorno 6 la neve è molto meno intensa fino a dare una breve pausa tra l’8 ed il 9 febbraio, quando il cielo risulta sgombro da nubi:

Tuttavia già dalla notte del giorno 10 riprende a nevicare con un’intensità davvero notevole al punto che l’accumulo nelle 24 ore risulta essere il secondo più alto del peggioramento con 80 cm.

Il giorno 11 continua quasi con la medesima intensità accumulando altri 65 cm e al suolo l’accumulo reale raggiunge i 3 metri circa, il vento non cessa creando gonfie notevoli:


Il giorno 12 smette di nevicare dopo quasi due settimane di inferno bianco: di seguito alcune foto scattate tra il 13 ed il 14 febbraio che mostrano quanto sia critica la situazione. Le strade, anche quelle asfaltate, non esistono più e per spostarsi da una casa all’altra bisogna creare dei veri e propri sentieri fra i muri di neve.

 

Spostiamoci di poche decine di chilometri a sud andando nella città di Urbino. Qui a 476 m di quota l’Osservatorio Serpieri ha rilevato 326 cm di neve fresca ed una altezza massima al suolo a fine evento di 202 cm circa. Con i dati in possesso dal 1884, si può affermare che questa nevicata è stata la più intensa da tale data, superando perciò gli altri famosi inverni del 1900. Nelle seguente immagine possiamo osservare uno scatto della webcam il pomeriggio del 13 febbraio quando i pompieri lavoravano sui tetti per liberarli dal pericoloso peso della neve.

In Romagna invece nell’entroterra il totale su tavoletta potrebbe anche aver eguagliato il valore di Cà Micci o quantomeno essersi avvicinato, purtroppo i dati precisi in nostro possesso sono davvero pochi e di conseguenza possiamo fare solo una stima, limitandoci a vedere gli accumuli finali al suolo. Proponiamo alcune foto scattate a Pennabilli il 10 febbraio, sicuramente una fra le località con l’accumulo più significativo, situata poco meno di 600 m (fonte foto: link):

La piazza principale del paese con la fontana al centro ormai sommersa.

Di seguito un’altra serie di foto scattate nel medesimo paese il giorno dopo, l’11 febbraio.

In quest’ultima meravigliosa foto possiamo ammirare dall’alto il paese di Pennabilli in veste serale a fine evento (fonte foto: non pervenuta).

Per darvi un’idea delle temperature che hanno accompagnato le eccezionali nevicate, proponiamo gli estremi termici registrati dalla stazione meteo dell’Arpa Emilia-Romagna posizionata proprio nel paese di Pennabilli, nella sua parte alta a 629 m di quota.

  • 31/01/2012: -3.8°C / -3.0°C
  • 01/02/2012: -4.5°C / -1.8°C
  • 02/02/2012: -5.9°C / -3.0°C
  • 03/02/2012: -7.8°C / -5.9°C
  • 04/02/2012: -8.4°C / -6.0°C
  • 05/02/2012: -9.1°C / -4.2°C
  • 06/02/2012: -9.3°C / -8.2°C
  • 07/02/2012: -8.5°C / -3.9°C
  • 08/02/2012: -6.3°C / -3.4°C
  • 09/02/2012: -7.3°C / -0.8°C
  • 10/02/2012: -6.1°C / -4.4°C
  • 11/02/2012: -7.9°C / -6.0°C
  • 12/02/2012: -8.8°C / -4.2°C

Anche in Val Marecchia a Perticara a 650 m, sul confine con la provincia di Forlì-Cesena, gli accumuli sono notevoli. Qualche foto scattata l’ultimo giorno del blizzard, l’11 febbraio (fonte foto: linklink).

Di seguito due scatti della webcam di Sant’Agata Feltria (RN) a 590 m: il primo il giorno 12 febbraio, il secondo il 13 febbraio, quando per paura che alcuni tetti potessero cedere si è proceduto alla rimozione della neve:

Nel seguente link invece 1 minuto del blizzard dalla webcam alle 18.00 del 10 febbraio: CLICCA QUI.

Un altro dato davvero notevole è quello di Novafeltria in Val Marecchia in provincia di Rimini ad appena 285 m, ancora tra le colline del Montefeltro: ben 306 cm totali rilevati dal nivometro dell’Arpa dell’Emilia-Romagna. Poco distante da questa città, ma in provincia di Forlì-Cesena, troviamo Sarsina a 300 m di quota nella valle del fiume Savio: qui l’accumulo finale su tavoletta è stato di 286.5 cm e 215 cm circa come altezza massima al suolo a fine evento. Il 1° febbraio si sono accumulati 102 cm, ecco una foto scattata quella sera (dall’utente alessandro85 del forum Meteonetwork).

Nella medesima valle a 325 m un nivometro dell’Arpa Emilia-Romagna alla Diga di Quarto ha rilevato 281 cm come totale del peggioramento.

Anche la Repubblica di San Marino ha ricevuto apporti nevosi notevoli, sia in collina che in pianura: nel paese di Serravalle a 122 m di quota si sono rilevati su tavoletta 203 cm in totale. L’evento nella città di San Marino ha superato tutti gli inverni dello scorso secolo. Nel centro storico a fine evento in una zona poco disturbata dal vento si sono misurati tra i 200 ed i 220 cm di manto nevoso. Nelle seguenti foto scattate presso il Teatro Titano possiamo fare un raffronto tra la massima altezza raggiunta nell’inverno del 1941-42 (1° foto, il più nevoso del ‘900 con circa un metro e mezzo di neve al suolo) e un’altra scattata il 13 febbraio 2012 (2° foto, di Cristiano Guerra). (Fonte foto: link).

In quest’altra foto (di Cristiano Guerra) scattata il 13 febbraio sempre nella medesima località notiamo la violenza della bufera sulle pareti di questo castello.

Di seguito uno scatto di una delle webcam posta nella capitale della Repubblica a 670 m di quota a fine evento:

Dalle zone collinari passiamo ora a quelle pianeggianti. Gli accumuli più elevati sono stati registrati nella città di Cesena a 44 m e variano da 190 a 200 cm a seconda delle zone della città; con i dati in nostro possesso dal 1968 possiamo affermare che è stato superato il precedente primato della stagione invernale 1984-85 con 80 cm in tutto l’inverno e, anche se non si ha alcun dato, quasi certamente anche del 1928-29.

Anche la città di Forlì alla medesima quota ha ricevuto ottimi apporti nevosi, da 165 a 175 cm eguagliando i 173 cm caduti nell’evento dell’11-14 febbraio 1929, ma superando i 60 cm avuti in sole 24 ore il 13 febbraio 1929 con i 63 cm caduti l’1 febbraio 2012.

In quasi tutto il Ravennate non si sono superati i precedenti record, ma è stata comunque una nevicata notevole: Ravenna conclude il peggioramento con 101 cm, a solo 5 cm dal totale dell’inverno del 1928-29. A San Biagio a 32 m il totale è di 160 cm su tavoletta; di seguito alcune foto scattate in questa località (fonte foto: link). La prima il giorno 1 febbraio quando infuriava la bufera e le raffiche di vento toccavano i 50 km/h.

La seguente invece la sera dello stesso giorno nel momento in cui incominciava ad attenuarsi la nevicata che nelle 24 ore dell’1 febbraio scaricò circa 50 cm.

Notevoli gli accumuli sulla costa: secondo l’Arpa Emilia-Romagna a Rimini si sono accumulati 76 cm con un’altezza massima di 25 cm. Tuttavia nel Gennaio dell’85 gli accumuli al suolo furono certamente maggiori anche se in tutto l’inverno il totale fu di 64 cm, perciò un dato inferiore rispetto al solo evento del 2012. Per trovare un accumulo superiore comunque basta solamente tornare indietro all’inverno del ’90-91 quando il totale della stagione fu di 81 cm. Ecco tre foto scattate nella città riminese nel gennaio dell’85 quell’anno (dall’utente meteolorix del forum Metenetwork).

A causa del forte vento (raffiche di 66 km/h) sulle spiagge si sono creati accumuli eolici notevoli:

Gli accumuli aumentano leggermente se andiamo verso le coste marchigiane: infatti Cattolica (RN) totalizza 80 cm, ma il dato maggiore di 82.5 cm spetta alla vicina Gabicce Mare (PU); continuando a procedere lungo la costa adriatica verso sud gli accumuli calano nuovamente: solo 60 cm a Pesaro.

Per quanto riguarda l’Emilia la città di Bologna ha superato i precedenti record con un totale di 96 cm, maggiore del 1984-85 e del 1955-56; entrambi però si sono avuti in un singolo evento, infatti tra il 14-17 gennaio 1985 caddero 75 cm, 63 cm tra il 10 ed il 14 febbraio 1956. Il giorno 1 febbraio vengono rilevati ben 45 cm di neve in sole 24 ore che battono i precedenti 42 cm registrati il 29 febbraio 2004.

Spostandosi verso ovest gli accumuli diminuiscono gradualmente e di conseguenza non si sono battuti i record del secolo scorso. Troviamo Modena con un totale di 74 cm, Reggio con 64 cm, 35 cm a Parma e Piacenza che totalizza 40 cm. Tuttavia sull’Appennino a quote collinari gli accumuli sono stati comunque importanti: fra tutti il dato più notevole spetta a Prignano sulla Secchia (MO) a 557 m che ha totalizzato 223 cm. Il Ferrarese è risultato la provincia che sicuramente ha ricevuto le nevicate meno intense: il dato meno importante spetta a Bondeno a 13 m con soli 21 cm.

Dal giorno 13 febbraio i cieli divengono sereni con minime gelide: la mattina del 14 febbraio grazie all’effetto albedo si sfiorano i -20°C. Nella seguente immagine le minime registrate quella mattina in Emilia-Romagna (cliccare sopra per ingrandire).

Notiamo che il dato più basso di -19.2°C è stato registrato non lontano dalla città di Forli, ma in provincia di Ravenna; precisamente a San Biagio a 32 m, le quali campagne si presentavano così quella mattina.

Di seguito vediamo un’immagine del satellite del 14 febbraio (Aeronet, Ispra – Satellite Aqua) che mostra l’innevamento presente sul Nord-Italia, parte della Toscana e delle Marche. Si distinguono bene le città emiliane lungo la Via Emilia, vediamo bene innevata la costa adriatica dal Ravennate fino ad Ancona nelle Marche; tuttavia sulle coste riminesi fonderà in gran parte durante il 15 febbraio a causa dell’arrivo del caldo Garbino che ha soffiato con raffiche piuttosto intense.

Concludiamo con un altro scatto che mostra quasi tutta Italia sempre il 14 febbraio dove vediamo oltre all’Emilia Romagna e le Marche imbiancate, anche Abruzzo, Lazio (eccetto le zone costiere), Molise, la Basilicata e l’Irpinia; gli accumuli più notevoli si sono avuti tra l’Abruzzo e la Basilicata fino a 2 metri tra i 500 e i 1000 m di quota.

 

Paolo Faggella & Luca Leucci

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