In questi giorni di emergenza sanitaria, in cui siamo costretti a rimanere a casa per evitare la diffusione del Covid-19, è possibile analizzare i dati relativi all’inquinamento atmosferico per verificare se questa situazione inedita, in cui il traffico si è ridotto pressochè a zero nelle nostre città, ha inciso sull’andamento delle polveri sottili in Pianura Padana. Nelle ultime settimane su internet e sui social sono circolati diversi articoli ed immagini che testimoniavano una drastica riduzione degli inquinanti sul Nord-Italia: gli autori consideravano la diminuzione delle polveri sottili come conseguenza del blocco quasi completo del traffico a seguito del decreto ministeriale in cui venivano vietati gli spostamenti se non per situazioni di necessità. Ma è davvero così?
Gli articoli pubblicati in questi giorni sottolineano una diminuzione nella concentrazione del Biossido di Azoto (NO2), ma non fanno riferimento al PM10 che non ha seguito questo trend. Durante i mesi invernali è proprio sulla base della concentrazione del PM10 che si dispongono i blocchi del traffico nelle grandi città della Pianura Padana; è inoltre il parametro a cui più comunemente si fa riferimento per misurare il livello d’inquinamento dell’aria: identifica infatti una delle numerose frazioni in cui viene classificato il particolato, quel materiale presente nell’atmosfera sotto forma di particelle microscopiche, il cui diametro è uguale o inferiore a 10 micron. Queste particelle sono di grande interesse attuale, in quanto sono abbastanza piccole da penetrare in profondità nei polmoni e quindi potenzialmente pongono rischi significativi per la salute.
Anche ARPA Veneto in un recente articolo in cui tratta del tema inquinamento al tempo del Coronavirus (CLICCA QUI e QUI per approfondire) evidenzia come il blocco del traffico abbia inciso in minima parte sul calo degli inquinanti e sottolinea come questa diminuzione riguardi solo il Biossido di Azoto e non il PM10:“è bene ricordare che una percentuale significativa del PM10 è di origine primaria e viene emessa, principalmente, dal settore del riscaldamento civile. Ad essa si aggiunge una frazione di particolato di origine secondaria, legata alla formazione di polveri sottili in atmosfera da inquinanti quali gli ossidi di azoto e l’ammoniaca. Se è ragionevole pensare che la formazione di particolato secondario si sia ridotta nelle ultime settimane, a causa della diminuzione di emissioni di ossidi d’azoto da traffico, è rimasta sostanzialmente inalterata la componente emissiva primaria da riscaldamento civile, che potrebbe anche essere aumentata per effetto dell’obbligo di permanenza nelle abitazioni”.
Perciò abbiamo deciso di comparare i dati del PM10 rilevati ad Asti nel mese di marzo di quest’anno con quelli dello stesso periodo del 2019 per verificare se rispetto all’anno scorso ci sia stato un calo di particolato inquinante.
A confronto la concentrazione di NO2 in Italia nel marzo 2019 e nel periodo che va dal 14 al 25 marzo 2020 (a seguito delle misure restrittive adottate con il decreto del 12 marzo): la minor presenza del colore rosso nell’immagine a destra evidenzia una diminuzione del Biossido di Azoto quest’anno rispetto al 2019.
Il primo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entrato il vigore l’8 marzo dichiarava “zona rossa” tutta la Lombardia insieme ad altre province nel Nord-Italia tra cui Asti: diventavano proibiti gli spostamenti se non per situazioni di necessità e chiudevano alcune attività commerciali. Il successivo decreto del 12 marzo ha esteso tali misure restrittive a tutta Italia.
La “Zona Rossa” estesa a 14 province del Centro-Nord Italia con il decreto entrato in vigore l’8 marzo 2020. Solo quattro giorni dopo, con un nuovo decreto, i provvedimenti verranno estesi a tutta Italia.
Ora osserviamo come si è comportata la concentrazione di PM10 ad Asti: nel seguente grafico vediamo l’andamento del valore medio giornaliero espresso in µg/m³. Ricordiamo che il valore limite stabilito dal d.lgs 155/2010 per la media giornaliera è di 50 µg/m³. Come scritto in legenda, la linea blu esprime il dato del 2019, quella gialla del 2020. L’anno scorso tra l’1 ed il 30 marzo la concentrazione di PM10 si è mantenuta tra un minimo di 11 µg/m³ (il 26/3) ed un massimo di 43 µg/m³ (il 25/3), non è mai stata perciò superata la soglia limite. Quest’anno si va da un minimo di 10 µg/m³ il 13/3 ad un massimo di 65 µg/m³ il 28/3: proprio in questi ultimi giorni è stata superata la soglia limite, a distanza di due settimane dal decreto che ha fermato tutta l’Italia. Addirittura tra il 28 ed il 29 marzo negli altri capoluoghi piemontesi sono stati raggiunti valori ancora più elevati, prossimi alle concentrazioni che si misuravano quest’inverno a gennaio: 97 µg/m³ a Vercelli, 90 µg/m³ a Novara e 84 µg/m³ ad Alessandria.
Confronto tra l’andamento della concentrazione media giornaliera di PM10 (espressa in µg/m³) ad Asti tra l’1 ed il 30 marzo nel 2019 (linea blu) e nel 2020 (linea gialla): il valore medio è pressochè identico (28.0 µg/m³ nel 2019 e 27.7 µg/m³ quest’anno). Tuttavia l’andamento del 2020 è significativo: a seguito del primo decreto ministeriale dell’8 marzo (in cui anche la provincia di Asti diventava “zona rossa”) notiamo un calo da 30 µg/m³ del giorno 9 a 10 µg/m³ il 13 marzo, ma nei giorni successivi le polveri sottili tornano a salire fino ad un primo picco di 48 µg/m³ tra il 18 e 19. E dopo un nuovo temporaneo calo, un secondo picco, più significativo, si registra il 28 marzo con 65 µg/m³, a distanza di 20 giorni dall’emissione del primo decreto in cui venivano limitati gli spostamenti ad Asti e provincia.
E’ significativo come, a seguito dei decreti dell’8 e del 12 marzo, l’andamento delle polveri sottili sia stato altalenante con due picchi prossimi o superiori alla soglia limite di 50 µg/m³ nei giorni 18/19 e 28/29 marzo. L’aumento di questi ultimi giorni è dovuto per lo più alla presenza nell’aria di sabbia proveniente dai deserti dell’Asia Occidentale. Tuttavia tali aumenti significativi della concentrazione del particolato atmosferico, anche dopo oltre due settimane in cui il traffico in Pianura Padana si è ridotto pressochè a zero, dimostrano come le polveri sottili (il PM10 in questo caso) non dipendano – se non in minima parte – dalle emissioni inquinanti delle automobili. Questo è bene tenerlo a mente durante le prossime stagioni invernali quando i livelli d’inquinamento torneranno a salire in Pianura Padana e si procederà ad organizzare blocchi del traffico nei grandi capoluoghi del Nord-Italia: questi metodi sono del tutto inutili e recano solamente degli svantaggi a coloro che necessitano di spostarsi dalla propria abitazione per questioni lavorative. E’ invece più probabile e dimostrato come la principale fonte di inquinamento dell’aria sia il riscaldamento domestico e degli edifici: numerose sono le strutture con sistemi di riscaldamento non adeguati ed altamente inquinanti, senza considerare gli sprechi con temperature interne anche di 24/25°C.
Estendendo l’indagine anche al mese di febbraio è innegabile che ci sia stato un calo degli inquinanti: la concentrazione media mensile di PM10 ad Asti è passata da 42.7 µg/m³ a febbraio a 27.7 a marzo µg/m³. Ma questa diminuzione è riscontrabile ogni anno, è tipica del passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile e dipende esclusivamente dalla circolazione atmosferica: infatti, mentre l’inverno è normalmente caratterizzato da anticicloni in cui predominano il tempo stabile, l’assenza di precipitazioni e l’aria stagnante in pianura, con l’arrivo di marzo le piogge diventano più frequenti e la ventilazione più vivace, due agenti che favoriscono la dispersione delle polveri sottili.
Confronto tra l’andamento della concentrazione media giornaliera di PM10 (linea arancione; espresso in µg/m³) e la velocità media giornaliera del vento (barre verdi; espressa in km/h) ad Asti tra febbraio e marzo 2020: si può notare come a velocità del vento basse (3-5 km/h) corrispondano valori elevati di PM10 (>40-50 µg/m³), mentre a velocità del vento più elevate (>7-8 km/h) corrispondano valori bassi di PM10 (10-30 µg/m³).
Per concludere, le variazioni della concentrazione di PM10 ad Asti durante il mese di marzo sono riconducibili a cambiamenti delle condizioni meteorologiche: i due picchi massimi del 18/19 e 28/29 marzo si sono avuti in corrispondenza di una fase anticiclonica in cui il tempo era stabile ed il vento debole (4-5 km/h la velocità media giornaliera), mentre il calo è avvenuto con il rinforzo del vento e qualche pioggia occasionale.
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