Da alcuni giorni questa foto sta facendo letteralmente il giro del mondo tra web e social network creando molto scalpore. E’ stata scattata il 13 giugno scorso in Groenlandia da Steffen Olsen, ricercatore e climatologo del Danish Meteorological Institute, durante una spedizione per il recupero di una strumentazione meteorologica. In Italia questa immagine è stata ripresa dai principali quotidiani ed utilizzata in alcuni articoli (anche scientifici) come prova del riscaldamento globale e dei disastrosi effetti che ha sui ghiacci dell’Artico. Ma cosa c’è di vero e di falso in questo scatto? Proviamo a spiegarvelo brevemente nelle prossime righe andando per punti.

  • Innanzitutto la fotografia è reale: alcuni ne hanno messo in dubbio la veridicità asserendo che fosse un fotomontaggio, ma così non è. La fotografia riprende una gigantesca “pozzanghera” formatasi sulla superficie della calotta di ghiaccio marino che abitualmente occupa le aree costiere della Groenlandia ed è confermabile anche dalle immagini satellitari che vi mostreremo poco più avanti. 
  • Avendo indubbiamente un forte impatto visivo, l’immagine è stata strumentalizzata ed utilizzata per dimostrare gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacci polari. Tuttavia ciò che vediamo nella foto è un fenomeno che è avvenuto altre volte in questa zona della Groenlandia durante i mesi estivi negli ultimi decenni. Ci troviamo nel golfo di Inglefield, un fiordo nel nord-ovest dell’isola, nei pressi della località di Qaanaaq. Questi due ricercatori stanno percorrendo la calotta di ghiaccio marino che occupa per gran parte dell’anno questa insenatura, tuttavia il repentino aumento delle temperature nei primi giorni di giugno ha fatto in modo che la neve ed il ghiaccio in superficie fondessero. Lo spessore del ghiaccio sotto il pelo dell’acqua è stato misurato in 1,2 metri. Tra poche settimane il ghiaccio fonderà completamente in questo golfo, come avviene ogni anno, per poi andarsi nuovamente a formare con l’abbassarsi delle temperature all’inizio dell’autunno. Ecco quello che ha scritto in un post su Twitter Rasmus Tonboe come didascalia della foto scattata dal collega: 

Steffen Olsen got the difficult task of retrieving our oceanographic moorings and weather station on sea ice in North West Greenland this year. Rapid melt and sea ice with low permeability and few cracks leaves the melt water on top.

Traduzione: “Steffen Olsen ha avuto il difficile compito di recuperare i nostri ormeggi oceanografici e la stazione meteorologica sul ghiaccio marino nel nord-ovest della Groenlandia quest’anno. La rapida fusione ed il ghiaccio marino con bassa permeabilità e poche crepe lasciano in superficie l’acqua di fusione“.

Ripresa satellitare del golfo di Inglefield il 13 giugno 2019 (lo stesso giorno in cui è stata scattata la foto a terra): il fiordo è occupato interamente dal ghiaccio, ma il colore appare azzurro proprio perchè è coperto da un sottile strato d’acqua in superficie.

Lo stesso golfo ripreso il 31 maggio 2019: appena due settimane prima il ghiaccio era in “ottime” condizioni (il colore bianco mostra l’assenza di acqua in superficie).

Qui il golfo ripreso il 20 luglio 2018: il ghiaccio marino è completamente fuso e resistono solo alcuni iceberg. Ugualmente anche quest’anno tra alcune settimane il golfo sarà completamente sgombro da ghiaccio che tornerà poi a formarsi in autunno.

  • E’ stato detto che la fusione della calotta di ghiaccio artica è avvenuta in anticipo di un mese. Si è misurato un picco di fusione dei ghiacci artici a cavallo tra la 1° e la 2° decade di giugno anticipando ciò che mediamente avviene più avanti nella stagione, tuttavia non si tratta di un evento anomalo. Come dimostra il grafico seguente, che rappresenta l’estensione della superficie di ghiaccio fuso in Groenlandia tra aprile ed ottobre, negli ultimi anni più volte è stato misurato un picco di fusione intorno a metà giugno, proprio come è avvenuto quest’anno. 

CONCLUSIONI: con quello che abbiamo scritto non vogliamo negare che i ghiacci artici siano sempre più in agonia durante i mesi estivi e che negli ultimi decenni la calotta artica si sia ridotta notevolmente. Anzi, è lo stesso Steffen Olsen che in un suo post su Twitter sottolinea come le comunità della Groenlandia si affidino al ghiaccio marino per il trasporto, la caccia e la pesca, per questo motivo qui nell’Artico gli eventi estremi richiedono una capacità di adattamento maggiore rispetto ad altre zone del pianeta. Il riscaldamento globale è un problema reale, attuale e molto grave ed il principale responsabile è l’uomo. Il clima è sempre cambiato, è vero, ma mai in maniera così rapida come stiamo registrando negli ultimi 200 anni e a dimostrazione di ciò ci sono centinaia di studi e dati scientifici. Tuttavia, proprio perchè si tratta di un argomento che riguarda tutti noi direttamente, è bene che ci sia più chiarezza intorno, senza il bisogno generalizzare ed enfatizzare giudicando ogni tipo di evento estremo e riconducendolo al global warming. Ormai qualsiasi episodio viene definito come “record”, ma non sempre è davvero così. In questo modo si fa disinformazione e non si aiutano tutti coloro che cercano di capirci qualcosa di più su un argomento così complesso.

 

Paolo Faggella

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