Dopo una stagione invernale avara di precipitazioni e mite in area alpina e padana (inverno più caldo di sempre ad Aosta e Susa), il primo mese di primavera meteorologica prosegue lungo questa tendenza: continui anticicloni e condizioni di foehn (cadono appena 3 mm ad Asti) con escursioni termiche tra il giorno e la notte spesso superiori ai 20°C. La svolta avviene con l’inizio di aprile: l’anticiclone ritiratosi in Atlantico permette la discesa di una profonda saccatura nord-atlantica che attiva intense correnti umide da sud-sud-ovest in grado di apportare ingenti nevicate sulle Alpi in quei settori maggiormente esposti al flusso libecciale. In particolare al Nord-Ovest è stato l’Alto Piemonte a ricevere i quantitativi maggiori con 150/200 mm concentrati per lo più in 24/36 ore con accumuli di neve fino a 100 cm a 1300 m, 150 cm a 1900 m e 200 cm a 2500 m.

Carta dei geopotenziali a 500 hPa e della pressione al livello del mare, 4 aprile 2019.

Nella notte tra il 3 ed il 4 aprile la neve è scesa a quote molto basse in alcune valli alpine: intorno a 400 m in Valsesia ed in Ossola fin sul fondovalle del fiume Toce a 250 m di quota imbiancando Domodossola con 16 cm di neve. Questo è stato possibile grazie alle forti precipitazioni che hanno rovesciato l’aria fredda presente in quota creando così una forte omotermia (evidenziata nell’immagine a lato l’isoterma di 0°C a 850 hPa sull’Ossola prevista da modello ad area locale COSMO-D2 alle ore 5 locali del 4 aprile). La neve molto umida, gravando col suo peso, ha spezzato molti rami già in avanzato stadio vegetativo per via delle temperature miti delle settimane precedenti causando alcuni disagi alla viabilità. Pur trattandosi di un episodio inusuale, soprattutto negli ultimi anni di crescente riscaldamento climatico, non è eccezionale. La città di Domodossola infatti non è nuova a nevicate tardive in piena primavera: l’ultima volta che la neve imbiancava la città ad aprile era il 2004, allora caddero 5 cm il 9 del mese. Per un episodio di entità simile a quello di quest’anno bisogna tornare al 1998 quando si accumularono 15 cm l’11 aprile. Ma in passato ci furono nevicate più intense e ancor più avanti nella stagione: ricordiamo ad esempio i 38 cm tra il 24 e 26 aprile 1908 (di cui 25 solo il giorno 25) o i 21 cm del 27 aprile 1910 (quel mese totalizzò ben 70 cm); addirittura è riportata una nevicata di 2 cm il 12 maggio 1910, la più tardiva in assoluto di cui si abbia conoscenza nell’ultimo secolo e mezzo.

Domodossola imbiancata la mattina del 4 aprile dopo la forte nevicata avvenuta durante la notte (foto Alberto Lorenzina) ed il panorama sulla città la mattina seguente ripreso dalla webcam della Torre Mattarella sul Sacro Monte Calvario ancora imbiancata da 5/10 cm che si fonderanno completamente in giornata.

Di seguito elenchiamo alcuni tra i più significati accumuli di neve misurati dai nivometri automatici dell’ARPA Piemonte nell’Alto Piemonte (fanno eccezione i dati di Domodossola, la cui fonte è la SMI, e quelli di Pila). Per i valori rilevati a quote superiori dei 1500 m il dato corrisponde all’incremento del manto nevoso perchè la nevicata è avvenuta su uno spessore di neve preesistente.

  • 151 cm a Formazza (VB, 2453 m) con un’altezza massima del manto nevoso di 406 cm
  • 133 cm a Macugnaga, Rifugio Zamboni (VB, 2075 m) con un’altezza massima del manto nevoso di 291 cm
  • 131 cm a Varzo, Alpe Veglia (VB, 1740 m) con un’altezza massima del manto nevoso di 280 cm
  • 126 cm a Montecrestese, Larecchio (VB, 1860 m) con un’altezza massima del manto nevoso di 173 cm
  • 93 cm a Macugnaga, loc. Pecetto (VB, 1360 m)
  • 88 cm a Formazza, loc. Bruggi (VB, 1226 m) di cui 84 cm in 15 ore (tra le ore 19 del 3 aprile e le 11 del giorno successivo) con un’intensità massima di 10 cm/h
  • 71 cm a Trivero, Camparient (VC, 1515 m)
  • 64 cm ad Alagna Valsesia (VC, 1347 m)
  • 30 cm a Pila Valsesia (VC, 686 m)
  • 16 cm a Domodossola (VB, 272 m)

Dal 1999 ad oggi, il nivometro automatico dell’ARPA Piemonte collocato sulle alture di Formazza al Pian dei Camosci (2453 m) ha misurato uno spessore di neve superiore ai 4 metri solo in un’altra occasione, oltre all’episodio di questi giorni: tra fine aprile ed inizio maggio 2009, allora il manto nevoso toccò i 457 cm.

La frazione di San Domenico di Varzo (1410 m, Val Cairasca) durante e dopo la nevicata: 1° foto scattata il mattino del 4 aprile con al suolo circa 80/90 cm di neve fresca caduta dal pomeriggio precedente (verrà poi raggiunto il metro in giornata), 2°/3°/4° foto riprese il giorno seguente in paese e agli impianti di risalita. In quota i gestori segnalano circa 150 cm ai 1950 m dell’Alpe Ciamporino e 200 cm a quota 2450 m. (Fonte: pagina Instagram “sandomenicoski”).

Rifugio Crosta (1751 m, Alpe Solcio, comune di Varzo): nei primi due scatti i gestori del rifugio durante la nevicata cercano di creare un passaggio tra uno spessore di neve fresca di oltre 100 cm; il giorno seguente splendido panorama sulla Val Divedro con in lontananza il fondovalle del fiume Toce e la città di Domodossola (fonte: pagina Facebook “Rifugio Crosta”).

Video girato in paese a Formazza (1300 m): anche qui l’accumulo ha raggiunto i 100 cm di neve fresca, caduti in meno di 24 ore (fonte: pagina Instagram “visit_vco”).

Si è trattato di un evento notevole per il mese di aprile, tuttavia l’entità del peggioramento appare inferiore a quanto avvenuto tra il 10 ed il 12 aprile 1998: in quell’evento caddero 190 cm di neve al Lago Vannino ed al Lago Sabbione (Formazza, rispettivamente a 2177 e 2470 m), 143 cm a Formazza Ponte (1300 m), 138 cm a Macugnaga (1280 m), 58 cm a Pila Valsesia (686 m) e 15 cm a Domodossola (272 m).

 

Paolo Faggella

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