Il 28 febbraio si è concluso l’inverno meteorologico, eccezionalmente mite e secco con la quasi totale assenza di precipitazioni e di nevicate significative sull’Astigiano e su tutto il Nord-Ovest italiano. Il motivo va ricercato nella costante presenza sull’Europa Occidentale di alte pressioni che hanno impedito la discesa di perturbazioni atlantiche sul Mediterraneo.

La stagione è stata una delle più anomale mai registrate a sud delle Alpi, caratterizzata da un connubio tra mitezza e scarsità di precipitazioni senza precedenti: se è vero che ci sono stati inverni singolarmente più asciutti e più caldi, mai era successo che un inverno così mite fosse allo stesso tempo tanto secco. 

L’inverno 2021-22 in Piemonte secondo i dati ARPA Piemonte:

L’inverno 2021-2022 è (…) sul Piemonte sia il 3° più caldo degli ultimi 65 anni con una anomalia positiva di temperatura media di +1.8°C, sia il 3° più secco con un deficit percentuale medio di circa il 70% rispetto alla norma climatica 1991-2020. Gli inverni 1981 e 2000 sono stati più secchi di quello appena trascorso e gli inverni 2020 e 2007 sono stati più caldi. Ma la combinazione di entrambi i fattori è caratterizzante dell’inverno 2022. A causa di questo particolare scenario meteo-climatico, non si sono osservate precipitazioni significative (ovvero superiori a 5 mm giornalieri di media regionale) sul Piemonte dall’8 dicembre scorso, per un totale ad oggi di 85 giorni consecutivi senza pioggia. Non si tratta di un record assoluto in quanto la regione ha visto periodi secchi ben più prolungati, tuttavia è il 5° periodo secco più lungo registrato in Piemonte negli ultimi 65 anni.

Confronto tra tutte le stagioni invernali sul Piemonte dal 1958 ad oggi. Sull’asse delle ascisse l’anomalia standardizzata di temperatura media e su quello delle ordinate l’anomalia standardizzata di precipitazioni. Muovendosi sul grafico in basso destra si vanno ad identificare gli inverni secchi e caldi come il 2022. (Elaborazione a cura di Arpa Piemonte).

L’inverno 2021-22 a Torino secondo i dati della Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus:

L’inverno meteorologico 2021-22 a Torino ha mostrato la più marcata combinazione tra tepori anomali (+1,2 °C rispetto al 1991-2020) e precipitazioni scarse (-85%) in 220 anni di osservazioni. Situazioni molto simili si ebbero negli inverni 1989-90 e 1845-46, ma quattro inverni su cinque tra quelli del riquadro in alto a sinistra nel grafico (tiepidi e secchi) si sono concentrati dalla fine degli Anni 1980 in poi.

In questo grafico, a cura della Società Meteorologica Italiana, è possibile apprezzare la distribuzione degli inverni (trimestre dic-gen-feb) a Torino negli ultimi due secoli, dal 1802/03 ad oggi: sull’asse delle ascisse le precipitazioni totali (mm), su quello delle ordinate la temperatura media (°C).

L’inverno 2021-22 nell’Astigiano secondo la nostra analisi:

Nell’Astigiano l’inverno 2021-22 è stato meno anomalo rispetto al resto del territorio regionale e alla città di Torino: ciò è dovuto alle marcate inversioni termiche che hanno influenzato l’intera stagione invernale al di sotto dei 200/300 m di quota con gelate intense e molto frequenti, specie sui fondovalle del Monferrato. Sulle pianure l’anomalia di temperatura (rispetto alla media di 1991-2020) è stata di appena +0,2°C, valore che aumenta a +1,5°C in collina e a +2,3°C in Alta Langa dove i tepori si sono percepiti maggiormente: considerando l’intero territorio provinciale quindi, l’inverno 2021-22 è stato il 4° più caldo dal 1990 (a parimerito con il 2013-14) con un’anomalia media di +1,3°C ed il 4° più secco dal 1913 con un deficit pari all’84%. Di conseguenza la combinazione tra tepori anomali e precipitazioni scarse non è stata la peggiore in assoluto, al contrario di quanto misurato altrove in regione: dal 1990 ad oggi l’inverno più anomalo in tal senso risulta essere il 2019-20 con un’anomalia di temperatura pari a +2,6°C ed un deficit del 41%, solo al 3° posto il 2021-22.

In questo grafico (a cura di Dati Meteo Asti) è possibile osservare la distribuzione delle stagioni invernali (trimestre dic-gen-feb) in base alle anomalia di temperatura media (asse delle ascisse) e di precipitazione (asse delle ordinate) nell’Astigiano dal 1989-90 ad oggi. Per rendere il grafico di più facile comprensione abbiamo evidenziato per ogni quadrante quale anomalia si va ad evidenziare: in alto a sinistra gli inverni freddi ed umidi (il più anomalo in tal senso è stato il 2008-09 con -1,1°C e +170%), in alto a destra quelli caldi ed umidi (il più anomalo in tal senso è stato il 2013-14 con +1,3°C e +143%), in basso a sinistra quelli freddi e secchi (il più anomalo in tal senso è stato il 1990-91 con -2,4°C e -30%) ed in basso a destra quelli caldi e secchi (il più anomalo in tal senso è stato il 2019-20 con +2,6°C e -41%).

 

TEMPERATURE

L’anomalia termica positiva maggiore si riscontra sulle Alpi ed è via via meno marcata scendendo di quota: all’Osservatorio di Oropa (Alpi Biellesi, 1181 m), l’inverno è stato il più caldo di sempre a pari merito con il 2019-20 con un’anomalia di +2,5°C rispetto alla media 1991-2020.

Sono state frequenti le risalite di promontori anticiclonici con apporto di aria subtropicale ed è per questo che i tepori sono stati più evidenti in quota sulle Alpi. L’1 gennaio 2022 il radiosondaggio di Cuneo-Levaldigi ha rilevato alle 00 UTC una temperatura di 16,6°C alla quota di 850 hPa a testimonianza di una massa d’aria eccezionalmente mite: in 20 anni di osservazioni (inizio serie storica nel 2002) si tratta del valore più elevato in assoluto nel mese di gennaio e nell’intero inverno a pari merito con l’episodio del 24/2/2020.

Andamento delle temperature a 850 hPa misurate a Cuneo-Levaldigi nell’inverno 2021-22 tra il 1° dicembre 2021 ed il 28 febbraio 2022: evidenti i valori frequentemente sopra la media (linea blu) con diversi picchi superiori ai 10-12°C.

Andamento dell’altezza dello zero termico sulla verticale di Cuneo-Levaldigi nell’inverno 2021-22 dal 1° dicembre 2021 al 28 febbraio 2022: frequentemente sopra la media specie per un lunghissimo periodo a cavallo tra la 2° decade di dicembre e la 1° di gennaio in cui si è toccato un massimo di 4000 m.

Anche gli episodi di foehn molto miti non sono mancati (oltre 24°C a febbraio nel Cuneese) con alcune tempeste di vento di forte intensità ad alta quota: è il caso del 7 febbraio quando sono è stata registrata una raffica di 218,9 km/h sulla cima della Gran Vaudala (TO) a 3272 m in Alta Valle Orco: si tratta di un primato nella serie storica dal 2002 ad oggi. 

Secondo Arpa Piemonte livello regionale l’inverno meteorologico 2021-22 con un’anomalia di +1,8°C è stato il 3° più caldo in Piemonte in 64 anni di osservazioni (inizio serie storica nel 1958) con una temperatura media di 3,48°C, dopo il 2019-20 (4,05°C) ed il 2006-07 (4,04°C).

La distribuzione delle anomalie di temperatura in Piemonte nell’inverno 2021-22 (trimestre dic-gen-feb): ben evidenti le anomalie maggiori sulle Alpi e a quote collinari su Langhe e Monferrato. Localmente sul Torinese la temperatura è stata superiore di ben 5°C rispetto alla media di riferimento 1971-2000, mentre sulle pianure le anomalie sono state meno marcate, e anzi, qui la temperatura è risultata pressochè in linea con la media grazie alle frequenti inversioni termiche. (Elaborazione a cura di Arpa Piemonte).

Sulle Langhe l’inverno 2021-22 è stato quasi ovunque il 2° più mite mai registrato, dietro solo al recente 2019-20. Prendendo come riferimento la località di Somano (CN, 626 m), la stagione ha fatto registrare un’anomalia di +3,0°C sulla media 1991-2020: la temperatura media di 5,9°C è stata inferiore di appena 0,3°C rispetto al record del 2019-20 (6,2°C). 

Andamento delle temperature medie invernali (trimestre dic-gen-feb) a Somano, località sull’Alta Langa Cuneese: è evidente la tendenza al rialzo termico nell’ultimo trentennio, pari a +1,8°C. Significativo anche il fatto che tre dei quattro inverni più miti della serie si siano registrati negli ultimi quattro anni (2019-20, 2021-22 e 2018-19). 

Sulle Langhe febbraio è stato caratterizzato da una temperatura media di oltre 7°C, valore quasi 4°C oltre la media 1991-2020 e tipico del mese di marzo, tanto che sulle Langhe la primavera è arrivata con un mese di anticipo e non si sono fatte attendere le prime fioriture precoci, specie di mandorli ed albicocchi.

Andamento delle temperature medie di febbraio a Somano, località sull’Alta Langa Cuneese: il febbraio 2022 rimane ancora lontano dall’eccezionale record del 2020 (rispettivamente 7,1°C vs 8,1°C) e si posiziona al 3° posto tra i più miti degli ultimi 32 anni dopo 2020 appunto e 1990. Nonostante il mese non faccia segnare ancora tendenze significative nell’ultimo trentennio, è evidente notare come negli ultimi 4 anni il mese sia stato costantemente più tiepido di 2/4°C rispetto alla media: 4 dei 7 mesi più miti dal 1990 si sono proprio registrati tra il 2019 ed il 2022.

Fioritura di un mandorlo, ripresa a Castiglione Tinella (CN) il 12 febbraio 2022: i sempre più frequenti tepori primaverili di febbraio, hanno portato negli ultimi anni a risvegli vegetativi spesso anticipati.

La mitezza che ha contraddistinto questo inverno non si è quasi per nulla avvertita sulle pianure: sotto ai 200/300 metri di quota infatti, le inversioni termiche l’hanno fatta da padrone, tanto che a bassa quota l’inverno è risultato nel complesso in linea con la media, con gelate molto frequenti. Sui fondovalle del Monferrato Astigiano, dal 1° dicembre 2021 al 28 febbraio 2022 solo in quattro occasioni la temperatura non è scesa sotto lo zero e dall’inizio della stagione fredda (fino al 28 febbraio) si contano già ben 100 giorni di gelo (temperatura =<0°C) con frequenti minime scese a -8/-10°C nelle zone più fredde e picchi localmente ancora più bassi: a seguito della nevicata dell’8 dicembre infatti, grazie alla concomitanza tra la presenza di un sottile strato di neve al suolo (5-10 cm) e di cieli sereni, abbiamo misurato un valore di -12,2°C nelle campagne di Villanova d’Asti grazie all’innovativo sistema di rilevamento mobile MeteoTracker, dato che rappresenta la temperatura misurata più bassa della stagione non solo nell’Astigiano ed in Piemonte ma in tutta la Pianura Padana.

Anomalie mensili di temperatura nell’inverno 2021-22 nelle tre diverse fasce climatiche dell’Astigiano (pianura, bassa e medio-alta collina): è evidente come l’anomalia cresca all’aumentare della quota (+2,3°C in Alta Langa, +1,5°C sul Monferrato di collina e appena +0,2°C sul Monferrato di pianura). In pianura solo il mese di febbraio è stato più tiepido del normale (+1,5°C), gennaio è risultato in media, mentre dicembre ha fatto registrare un’anomalia negativa di 0,9°C. Questo è dovuto alle marcate inversioni termiche rese ancor più intense dalla presenza di neve al suolo per alcuni giorni a seguito della nevicata dell’8 dicembre.

Percorso effettuato nelle campagne a sud-ovest del paese di Villanova d’Asti (AT) il 10/12/2021: grazie al MeteoTracker è possibile rilevare con estrema precisione la temperatura in movimento riuscendo a mappare – come in questo caso – i laghi d’aria fredda caratteristici delle pianure e dei fondovalle dell’Astigiano, altrimenti difficilmente monitorabili. Grazie ai cieli sereni, all’assenza di vento e alla presenza al suolo di 8-10 cm di neve uniforme, all’alba dell’11 dicembre 2021 misuravamo una temperatura di -12,2°C, mentre a pochi chilometri in area urbana si avevano appena -4,9°C. 

Due foto riprese il mattino dell’11 dicembre nelle campagne di Villanova d’Asti (AT): in mezzo ai campi innevati l’atmosfera era siberiana con una temperatura fino a 12 gradi sotto lo zero, nebbia radente e galaverna sugli alberi.

 

PRECIPITAZIONI

La stagione appena trascorsa non ha fatto altro che aggravare il deficit idrico che su parte del Piemonte perdura ormai dalla primavera del 2021. L’inverno 2021-22 in Piemonte secondo Arpa è stato il 3° più asciutto in 64 anni di osservazioni (inizio serie storica nel 1958) con 43,5 mm caduti in media sul territorio regionale (deficit pari al 70%), più secchi solo il 1999-00 con 32,6 mm ed il 1980-81 con 29,8 mm.

Anomalia di precipitazione invernale sul Piemonte: il deficit maggiore pari all’85% si riscontra tra il Piemonte centro-occidentale e quello settentrionale. Le precipitazioni minori si sono verificate tra Pinerolese, Basso Torinese ed Alto Cuneese dove in tre mesi sono caduti appena 8-10 mm derivanti dalla sola nevicata dell’8 dicembre 2021. Nello specifico a Pinerolo (TO) non si registra un giorno di pioggia (giorno con almeno 1 mm di precipitazione) proprio dall’8 dicembre 2021 e ad oggi – 11 marzo 2022 – si contano 93 giorni completamente asciutti.

Dal 1913 ad oggi, ad Asti si tratta del 4° inverno più secco dell’ultimo secolo con 21,2 mm caduti a fronte di 131,4 mm mediamente attesi, per un deficit pari all’84%. Più asciutte solo le stagioni 1980-81 con 4,4 mm, 1989-90 con 9,6 mm e 1998-99 con 13,6 mm.

Andamento delle precipitazioni invernali (trimestre dic-gen-feb) ad Asti dalla stagione 1912-1913 ad oggi: a differenza dell’evidente aumento delle temperature medie invernali, per le precipitazioni non si sottolineano tendenze significative. Tuttavia nei decenni recenti appare sempre più evidente una “estremizzazione” delle precipitazioni per la concentrazione maggiore di inverni molto piovosi intervallati ad altri molto secchi: i cinque inverni più secchi si sono concentrati tutti negli ultimi 40 anni, mentre cinque dei sei più piovosi sono avvenuti nell’ultimo cinquantennio.

Dieci inverni meno piovosi ad Asti dal 1913 ad oggi: il 2021-22 si posiziona al 4° posto tra i trimestri invernali più asciutti degli ultimi 110 anni, lontano dal record assoluto del 1980-81 con appena 4,4 mm caduti dal 1° dicembre 1980 al 28 febbraio 1981.

 

NEVE

L’inverno 2021-22 è stato anche incredibilmente deficitario di nevicate: la Società Meteorologica Italiana (SMI) – Nimbus comunica che a Balme (TO, 1450 m), località nelle Alte Valli di Lanzo, sono caduti appena 68 cm dall’inizio della stagione, che al momento rappresenta un quarto della neve mediamente attesa nel periodo 1991-2020 (262 cm).

Anche in Alta Langa sono caduti appena 18 cm in due episodi, a fronte di 130-150 cm mediamente attesi. Ciò rende questa stagione la 2° meno nevosa degli ultimi 100 anni in loco, dopo il recente caso del 2006-07 con appena 12 cm.

Le cinque stagioni invernali (anno idrologico) meno nevose dell’ultimo secolo in Alta Langa: a parte l’eccezione del 1924-25, tutti gli altri inverni si concentrano negli ultimi 30 anni ed il 2021-22 è 2° dopo il caso del 2006-07.

 

SICCITA’

Secondo l’analisi di Arpa Piemonte:

Questo periodo prolungato di scarsità di precipitazioni incide fortemente sull’indice di anomalia della precipitazione a 3 mesi (SPI 3 mesi) che mostra come la maggior parte dei bacini della regione si trovino in condizioni di siccità estrema e gli altri di siccità severa.

Anche sui 6 mesi la situazione va peggiorando a testimonianza di una fine annata 2021 che se si esclude l’evento alluvionale peraltro circoscritto del 4 ottobre è stata avara di precipitazioni. Sulla scala dei 6 mesi sono i bacini di pianura maggiormente in sofferenza (siccità severa) mentre tutto l’alto Piemonte è in siccità moderata. Da sottolineare come sulla scala cumulativa dei 6 mesi tutti i valori di SPI a partire da giugno 2021 siano negativi su tutto il territorio regionale a testimonianza di una situazione di deficit idrico che nell’ultima annata tende a inasprirsi.

Indice SPI (Standard precipitation index) calcolato a 3, 6 e 12 mesi: sono evidenti le condizioni di siccità a 3 mesi causate dal terzo inverno più avaro di precipitazioni degli ultimi 64 anni sul Piemonte, ma l’anomalia è presente anche a 6 e 12 mesi, specie sui bacini di pianura, perchè qui il deficit pluviometrico perdura ormai dal febbraio 2021.

Ma cos’è l’indice SPI?

Le condizioni di siccità meteorologica sofferte dalla regione nel corso di una annata vengono monitorate attraverso l’indice SPI (Standardized Precipitatation Index) che risulta particolarmente efficace nel fornire indicazioni sui deficit di pioggia calcolati su scale temporali multiple e sulla loro severità (McKee et al., 1993).

L’indice si presenta in forma standardizzata, così da poter confrontare lo stato di siccità per aree diverse, indipendentemente dalla locazione del sito di misura. Sfruttando questa caratteristica peculiare dell’indice, il Piemonte viene suddiviso in 20 bacini idrografici principali calcolando su ognuno dei quali la precipitazione ragguagliata (derivata da un numero variabile compreso tra circa 100 e 300 stazioni) che rappresenta il valor medio dell’apporto meteorico riversatosi sull’area per la scala temporale di interesse.
A partire dalle serie storiche di precipitazione ragguagliate viene quindi calcolato, per ciascun mese e per ciascun bacino, il corrispettivo indice di anomalia di precipitazione standardizzata su 1 mese, 3 mesi, 6 mesi e 12 mesi.

Queste scale temporali riflettono l’impatto della siccità sulla disponibilità dei vari tipi di risorse idriche: i valori calcolati a 3 mesi si prestano a rappresentare deficit idrici con impatto su attività agricole di tipo stagionale, quelli a 6 mesi riflettono l’andamento del livello dei serbatoi d’acqua naturali ed artificiali mentre i valori dell’indice a 12 mesi permettono una valutazione della risorsa idrica su scala annuale.

Gli effetti dell’eccezionale siccità sull’invaso artificiale di Ceresole Reale (TO) in Alta Valle Orco in una veduta di febbraio 2022: il lago è quasi completamente prosciugato e sul fondo asciutto imperversano venti di foehn che alzano nuvole di polvere (foto Nimbus – SMI).

A confronto due immagini del Lago di Ceresole Reale riprese dal satellite Copernicus Sentinel-2: in alto la situazione normale nel febbraio 2021, in basso a distanza di un anno le condizioni critiche dell’invaso quasi completamente privo di acqua poche settimane fa (Fonte foto: pagina Instagram @platformadam).

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