La città di Asti e la neve: le cronache di Incisa e i record dal 1776 ai giorni nostri
Asti, città situata nella valle del Tanaro tra le colline del Monferrato, è uno fra i capoluoghi di provincia più nevosi della Pianura Padana a bassa quota con una media nivometrica storica di circa 45 cm: la misura della neve in passato è stata effettuata con discontinuità dai vari osservatori meteorologici che dal 1881 si sono succeduti nell’area urbana, per questo non disponiamo di una serie storica di dati abbastanza lunga ed affidabile. Tuttavia, grazie agli studi condotti da Paolo Faggella – uno degli admin di Dati Meteo Asti – sono state ricostruite alcune delle nevicate più abbondanti ed alcuni degli inverni più nevosi ad Asti dal lontano 1776 ad oggi. Inoltre, avendo recuperato ed analizzato l’intera serie nivometrica storica di Dusino San Michele (località 20 km ad ovest di Asti, in pianura a 262 m di quota) è possibile oggi stimare la quantità di neve mediamente attesa ogni inverno nel capoluogo astigiano.
Tramite il recupero di alcune cronache a carattere meteorologico, risalenti al periodo compreso tra la fine del Settecento e l’Ottocento, e di quotidiani locali dell’epoca, è stato possibile stimare le maggiori altezze raggiunte dal manto nevoso ad Asti dal 1776 ad oggi: lo spessore più elevato corrisponde a 95 cm ed è stato toccato in città 215 anni fa, nel lontano 25 gennaio 1805. Ecco una testimonianza diretta riportata dall’abate e storico astigiano Stefano Giuseppe Incisa che sul suo Giornale di Asti in data 21 marzo 1805 scrive:
“Oggi fu il principio della Primavera, essendo oggi il giorno equinoziale, e fine dell’Inverno, il quale fu molto umido, e abbondantissimo di neve a segno che si è veduta alta 21 [oncie = 89 cm] tutta insieme nei luoghi meno esposti alla mezza notte, dove fu alta anche in certi siti più di 24 oncie [102 cm] (…) il freddo a proporzione della gran neve (che venne tardi, e mai più ebbe fine di andarsene, essendovene ancora molta in diversi siti più esposti alla mezza notte) non fu molto intenso: si disse a suo luogo che per la neve sono caduti diversi tetti, massime delle Case Nazionali, ma questo fu perché molte persone indagando da pertutto per trovare di che portar via, credendo le cose lasciate dai Corpi soppressi fossero in libertà di chicchessia di appropriarsene, prendevano quanto trovavano, e perfino toglievano diverse ferramenta necessarie a tener collegati i boscami de’ tetti: vi fu poi di notabile la caduta del tetto, e pavimenti alla Trinità, per cui vi restò schiacciata la Rambalda”.
Il sacerdote, sempre molto minuzioso nelle sue cronache, nel riassumere l’inverno appena trascorso ne descrive l’eccezionale nevosità (al 21 marzo il manto nevoso è ancora presente in abbondanza nelle zone meno esposte) e sottolinea i disagi causati dal soverchio innevamento: il dato di 95 cm è una media ricavata delle due diverse altezze di cui Incisa fa menzione (89 cm nelle zone esposte a sud ed oltre 102 cm in quelle esposte a nord). Ma non si tratta dell’unica testimonianza che lo storico riporta riguardo quell’incredibile inverno, ecco infatti cosa scrive il 22/1/1805 proprio durante la più intensa nevicata della stagione:
“La neve di ieri ripigliò questa notte, e con maggior abbondanza, perché questa fu alta quasi due terzi di raso [40 cm], e unita alla antecedente è alta in tutto forse 18 oncie [76,5 cm], misura che non si è veduta la uguale da più di 50 anni [dall’inverno 1753/54?], oggi però a proporzione fu mite, anzi dopo mezzodì alquanto di pioggia, poi Sole, indi di nuovo nuolo. A motivo dell’esorbitante neve diversi particolari fanno scoprire i loro tetti per timore che non vengano a cadere”.
Quando il manto non aveva ancora raggiunto il suo massimo spessore l’abate già parlava di altezze inedite negli ultimi 50 anni: effettivamente, fatta eccezione per gli inverni 1753/54 e 1754/55 caratterizzati da gelo duraturo e nevicate abbondanti (durante i quali l’altezza del manto nevoso avrebbe potuto essere forse simile a quella del 1805), la seconda metà nel Settecento non era stata particolarmente nevosa (per quanto atteso mediamente in quel periodo) secondo le cronache dello stesso Incisa ed i dati misurati nella vicina Torino.
Ecco un estratto dal Giornale di Asti, anno 1805 (fonte Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti): lo storico Incisa descrive così il 25 gennaio, un giorno entrato nella storia della climatologia astigiana. “Tutta la notte continuò la neve, che alla mattina si trovò alta quasi un palmo di più [20 cm]; oggi fu nuolo a mattina, indi sole caldo, per cui la neve si scioglie molto, a sera fu nebbia. A cagione della gran neve, che si trova al presente alta quasi un raso e mezzo [90 cm], sebbene la pioggia venuta interpolatamente l’ha schiacciata alquanto, diversi tetti pericolano di cadere, e già sulla piazza del Santo vi cadde una porzione del tetto del portico in faccia al corpo di guardia. Le ghiaccere che gli altri anni si empievano di ghiaccio, quest’anno per timore che il ghiaccio non sia sufficiente, e volendosi servire dell’occasione opportuna da alcuni, anzi da molti si fanno empire di neve tanto delle corti, come di quella che si fa gettare dai tetti”.
Ancora il 28 gennaio 1805 il sacerdote scrive di come si sia provveduto a togliere la neve dalla torre dell’Orologio (oggi più comunemente conosciuta come Torre Troyana), come mai era stato fatto prima a memoria d’uomo:
“A ricordo d’uomini vecchi mai non s’è veduta a levare la neve di sulla torre dell’Orologio della Città, come accadde oggi, e ciò a motivo che si teme di quel coperto”.
Maggiori altezze del manto nevoso raggiunte ad Asti tra il 1776 ed il 2020: la data più recente corrisponde al 6 gennaio 1954, l’unico caso in cui l’intero spessore (75 cm) è da attribuire ad una sola nevicata. Nell’Ottocento però si contano altre tre diverse occasioni in cui il manto nevoso raggiunse altezze ancora superiori: 80 cm il 15 gennaio 1895, 90 cm il 10 dicembre 1844 e 95 cm il 25 gennaio 1805, lo spessore in assoluto più elevato almeno dal 1776.
Dal 1881 ad oggi, pur non avendo una serie nivometrica storica completa per il capoluogo astigiano, è stato possibile individuare le nevicate più abbondanti e gli inverni più nevosi. La nevicata maggiore corrisponde ai 95 cm di neve fresca (HS max = 75 cm) caduti tra il 4 ed il 6 gennaio 1954: questa potrebbe rappresentare addirittura l’episodio nevoso più abbondante dal 1776 ed è probabilmente paragonabile solamente all’evento del 20-22 gennaio 1805 in cui l’altezza del manto arrivò a toccare 75 cm circa, similmente a quanto avvenuto nel 1954.
Stralcio di una pagina della Gazzetta d’Asti che descrive l’eccezionale nevicata accorsa ad Asti tra il 4 ed il 6 gennaio 1954: l’osservatorio meteorologico del Seminario Vescovile, in centro città, misura 95 cm di neve fresca ed un’altezza massima del manto di 75 cm. Notevoli le punte di freddo raggiunte a seguito della nevicata con una minima di -18.2°C il 9/1/1954, uno dei valori più bassi mai misurati nell’area urbana di Asti.
Animazione delle carte dei geopotenziali (scala di colori in basso) e della pressione al livello del mare (isobare bianche) tra le 12z del 3 e le 12z del 6 gennaio 1954: un poderoso afflusso d’aria gelida dalla Scandinavia si getta nel Mediterraneo e crea un’area depressionaria semistazionaria tra il Mar Ligure e la Corsica che attiva intense correnti umide meridionali foriere di precipitazioni. La neve cade abbondante in pianura con cumulate eccezionali tra Piemonte Centro-Orientale, Bassa Lombardia ed Emilia.
Riguardo gli inverni più nevosi (dal 1881 ad oggi) al primo posto troviamo il 1914/15 con 160.5 cm seguito dal 1882/83 con 148.5 cm. Furono entrambe due stagioni caratterizzate da numerosi episodi nevosi, ma nessuno di questi particolarmente abbondante, inoltre, a causa delle temperature frequentemente sopra lo zero, lo spessore del manto nevoso non raggiunse altezze eccezionali.
La serie nivometrica storica di Dusino San Michele: 44 cm medi nell’ultimo secolo, oggi solo più 32 cm
La ricostruzione della serie storica delle nevicate a Dusino San Michele dal 1924 al 2020 ha reso possibile il calcolo delle medie riguardo l’altezza della neve fresca mediamente attesa ogni anno sulle pianure dell’Astigiano centro-settentrionale: nonostante la quota altimetrica di 262 m s. l. m. infatti, il paese di Dusino si trova sul bordo orientale dell’Altopiano di Poirino, al limite di una vasta zona pianeggiate. Nel periodo 1924-2020 la media storica secolare è pari a 44.2 cm che si riducono a 31.6 cm nel recente trentennio climatico 1991-2020. Nell’ultimo secolo la tendenza alla diminuzione degli apporti nevosi è pari al -36.5%/97 anni. L’inverno più nevoso a Dusino è stato il 1985/86 con ben 181 cm, stagione che ad Asti fu caratterizzata da nevicate meno abbondanti con un accumulo totale poco inferiore ad 1 metro e mezzo.
Le quantità medie annue di neve fresca riscontrate a Dusino sono paragonabili a quelle del capoluogo astigiano: nonostante l’altitudine maggiore di Dusino (262 m s. l. m. vs 123 m s. l. m.), che avvantaggia la località in occasione di nevicate altimetriche rispetto alla città di Asti, le maggiori quantità riscontrate in queste situazioni vengono compensate dagli apporti medi leggermente inferiori osservati in quest’area dell’Astigiano Occidentale limitrofa al Basso Torinese dove tende a nevicare di meno rispetto alle pianure più orientali verso Asti ed Alessandria (1991-2020: 26.9 cm a Cambiano, 31.6 cm a Dusino e 32.5 cm ad Alessandria).
Andamento dei totali di neve fresca caduti nell’anno idrologico (periodo ottobre-settembre che racchiude la stagione invernale padana) dal 1924 al 2020 a Dusino San Michele (AT, 262 m). La linea tratteggiata nera indica la media dell’interno periodo analizzato (44.2 cm), la linea rossa sottile indica la tendenza, mentre la linea rossa più spessa rappresenta la media mobile sui 5 anni. Appare netta la tendenza alla diminuzione degli apporti nevosi (-36.5%/97 anni), visibile soprattutto a partire dalla fine degli anni ’80.
Per l’analisi completa della serie di Dusino CLICCA QUI
3 Comments
Bellissimo lavoro! Complimenti..
Asti è nella valle del Tanaro ma non è “tra le colline del Monferrato”
Buonasera,
in base al dossier presentato per ammettere Monferrato, Langhe e Roero fra i territori patrimoni dell’umanità si cita il basso Monferrato, a sua volta suddiviso in basso Monferrato Casalese e basso Monferrato Astigiano; in quest’ultimo è compresa anche Asti, che rientra dunque nel Monferrato. Sappiamo anche che esiste il termine Astesana, che racchiude il Monferrato Astigiano, ma è un terminologia vecchia e non più in uso.
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