Già dal mese di febbraio, al culmine di un inverno straordinariamente mite e quasi completamente privo di precipitazioni nella sua seconda parte, alcuni parlavano di un’imminente siccità. Forse però ultimamente la meteorologia viene trattata con troppa superficialità, col rischio di banalizzare una materia che si fonda sul rigore scientifico e non sui ricordi e sulle credenze di chi non ha alcuna competenza in materia. Sembra che al perdurare di un determinato pattern meteorologico si tenda presto ad estremizzarne gli effetti. Troppo spesso la memoria umana non è abbastanza precisa quando entrano in gioco meteorologia e climatologia, in primis perchè l’esperienza di un evento o di un periodo meteo-climatico è soggettiva e spesso non coincide con i dati scientifici (gli unici strumenti tramite cui si può parlare di meteorologia), in secundis perchè la memoria umana è labile non permettendo al ricordo di rimanere vivido ed intatto, spesso storpiandolo involontariamente. 

Tutto ciò per dire che molti forse già si sono dimenticati il lungo periodo di piogge che abbiamo vissuto prima di questi ultimi mesi più secchi. Due diverse alluvioni avevano sconvolto l’Alessandrino lo scorso autunno, la prima il 21 ottobre e la seconda il 24 novembre; ad Asti il mese di novembre era stato il 3° piovoso degli ultimi 140 anni con quasi 300 mm di pioggia e le eccezionali precipitazioni cadute tra ottobre e dicembre avevano reso i terreni talmente saturi d’acqua che ad ogni ulteriore debole peggioramento si attivavano nuovi movimenti franosi; sull’Appennino Ligure mai – in un secolo di misurazioni – era caduta tanta acqua in tre mesi dell’anno: circa 2400 mm. Le ultime piogge abbondanti sono avvenute tra il 21 ed il 22 dicembre, da allora ha preso il via un lungo periodo anticiclonico e mite interrotto da qualche occasionale debole pioggia caduta in tre/quattro eventi tra gennaio e marzo. Febbraio è stato completamente asciutto, così come aprile nei primi 18 giorni del mese.

Perciò, ad ora, qual è la situazione idrica sull’Astigiano e sul resto del Nord-Ovest? Il deficit pluviometrico è conclamato: sulle pianure del Piemonte sono caduti appena 30/50 mm da inizio anno a fronte di 150/200 mm attesi. A Torino, dove il deficit è più marcato, tra il 1° gennaio ed il 15 aprile è sceso solo 1/6 della pioggia che mediamente ci si aspetta nello stesso periodo. Tuttavia il surplus pluviometrico dello scorso autunno ha mitigato gli effetti di questo prolungato periodo asciutto. Il terreno superficiale è comunque molto secco e ne abbiamo avuto conferma anche dall’incredibile evento del 14 aprile, in cui una enorme nuvola di polvere si è alzata in Pianura Padana con l’irruzione dei venti di Bora (CLICCA QUI per l’articolo a riguardo).

Ma quindi si può parlare di siccità? Analizzando l’indice di siccità Palmer a 1 mese elaborato da ARPA Piemonte è possibile stimare la risorsa idrica di un terreno agricolo. Dal sito Arpa apprendiamo che: “la siccità agricola si differenzia dalla siccità meteorologica in quanto tiene conto non solo dell’apporto idrico derivante da precipitazioni meteoriche, ma anche delle riserve/carenze idriche del terreno. Quindi è una misura della risorsa idrica del terreno, fattore indispensabile per la crescita delle colture. Per la sua misura viene utilizzato un indice chiamato PDSI (Palmer Drought Severity Index). Esso fornisce una stima di quanto un suolo si discosti dalle sue disponibilità idriche ed è basato sul concetto di domanda-offerta nell’equazione del bilancio idrico. Quindi tiene in considerazione non solo della carenza di precipitazione in una certa regione, ma anche delle condizioni d’umidità della regione stessa. L’indice richiede per il suo calcolo i valori di temperatura e precipitazione, nonché la capacità idrica del suolo e della climatologia locale”. 

Questo indice, calcolato per la località di Nizza Monferrato (AT) e aggiornato al mese di marzo compreso, evidenzia una condizione “lievemente secca” del terreno, seppur con una tendenza dall’inizio dell’anno ad un deficit idrico sempre più crescente. Ma facendo un confronto con la serie degli indici calcolati dal 2003 ad oggi si può notare come in molte altre occasioni la situazione idrica fosse del tutto simile a quella di quest’anno e anzi, negli ultimi 15 anni ben due volte le condizioni in questo periodo dell’anno furono anche peggiori: nel 2007, in cui l’indice a marzo indicava una condizione “molto secca” del terreno, e nel 2005, in cui indicava una situazione “moderatamente secca” (vedi secondo grafico sotto).

Palmer Drought Severity Index (PDSI) calcolato per la località di Nizza Monferrato (AT) a livello mensile nel 2020: il grafico, aggiornato al mese di marzo, mostra una tendenza all’aumento del deficit idrico da inizio anno, con una condizione del terreno “lievemente secca”.

Animazione del Palmer Drought Severity Index (PDSI) calcolato per la località di Nizza Monferrato (AT) a livello mensile dal 2003 al 2020: prendendo come riferimento il mese di marzo si può notare come anche nel 2003, 2004, 2006, 2008, 2017 e 2019 l’indice fosse simile a quello di quest’anno indicando una condizione “lievemente secca” del terreno, e come in altri due anni, il 2005 e 2007, le condizioni erano ben peggiori e la siccità era significativa.

In conclusione è sbagliato – al momento – parlare di siccità, ma è corretto fare riferimento ad un deficit pluviometrico sempre più crescente, il quale tuttavia sarà probabilmente mitigato dalle abbondanti piogge in arrivo in queste ore.

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