In questo studio l’autore andrà ad indagare l’evoluzione della nevosità avvenuta in Piemonte negli ultimi due secoli. La neve infatti, tra tutti i fenomeni meteorologici, è la meteora che più è stata condizionata dall’evoluzione del cambiamento climatico: le cause vanno ricercate nel netto aumento delle temperature medie invernali responsabile di un drastico calo degli accumuli di neve fresca mediamente attesi ogni anno in tutte le località di bassa quota della Pianura Padana. Oltre ad evidenziare quali sono state le zone che hanno subito le diminuzioni più marcate, l’autore analizzerà la distribuzione della quantità di neve fresca che cade su pianure, colline e fondovalle del Piemonte secondo la nuova media climatica 1991-2020.

 

Consistenza e qualità dei dati presi in analisi

I dati di seguito considerati provengono da diverse fonti (vedi la fine dell’articolo): si tratta di misurazioni effettuate da osservatori meteorologici, le cui serie coprono un secolo o più di dati, e da amatoriali e meteo appassionati che, rilevando con costanza la neve a casa propria, nei decenni recenti hanno creato un archivio personale dall’enorme importanza a livello climatico, che permette all’autore di questo studio di indagare ancor più nel dettaglio la distribuzione delle quantità di neve fresca mediamente attese ogni anno in varie zone del Piemonte. Tutti i dati fanno riferimento all’altezza della neve fresca giornaliera (HN/24 ore) o all’altezza della neve fresca a fine evento (HN/evento): le due metodologie sono tra loro paragonabili considerando che in pianura non sono molte le nevicate che si protraggono consecutivamente per più di 24 ore. HN/24 ore corrisponde alla rilevazione della neve fresca che si deposita su una superficie ripulita nell’arco delle 24 ore o minore di 24 ore se l’evento ha una durata più breve; HN/evento è l’altezza della neve fresca misurata alla fine dell’evento. Fa eccezione la serie di Lavagnina Lago in cui il dato giornaliero della neve è stato ricavato calcolando la differenza tra le altezze del manto nevoso misurate ogni 24 ore: questa tipologia di rilevazione non misura una quantità oggettiva di neve caduta (a meno che al suolo sia assente un manto preesistente), ma considera l’accumulo come incremento del manto nevoso, perciò presenta una sottostima dovuta al naturale assestamento del manto.

Tutte le serie sono state prima confrontate tra loro ed analizzate al fine di trovare eventuali disomogeneità provvedendo in alcuni casi alla ricostruzione delle lacune. Per questo motivo è stata considerata solo una parte della lunga serie nivometrica di Bra (CN), che inizia nel 1863 e continua ancora oggi: dagli anni ’40 del Novecento è stata riscontrata una serie di errori che hanno generato importanti sottostime minando completamente l’affidabilità della serie. Al fine di poter confrontare i dati del periodo 1863-1910 con la media 1991-2020, per il trentennio recente è stata utilizzata la serie di Cavallermaggiore (località nei pressi di Bra e posta alla medesima quota altimetrica). Per quanto riguarda le serie di Verbania (1996-20), Alessandria (2003-20) e Cambiano (2001-20) si è provveduto a ricostruire le medie 1991-2020 attraverso dati di località vicine: è stata utilizzata la serie di Domodossola per completare i dati della città sul Lago Maggiore, Pietra Marazzi per il capoluogo alessandrino e Carmagnola per la località torinese.

Osservatori meteorologici e serie nivometriche prese in considerazione in questo studio:

  • Alessandria (94 m s. l. m.) -> periodo 1858-1895 e 2003-2020
  • Aosta (544 m s. l. m.) -> periodo 1892-2020 (con lacune)
  • Bra (290 m s. l. m.) -> periodo 1863-1910
  • Cambiano (TO, 246 m s. l. m.) -> periodo 2001-2020
  • Carmagnola (TO, 245 m s. l. m.) -> periodo 1991-2020
  • Casale Monferrato (AL, 104 m s. l. m.) -> periodo 1927-2020 (con lacune)
  • Cavallermaggiore (CN, 285 m s. l. m.) -> periodo 1990-2020
  • Cuneo (550 m s. l. m.) -> periodo 1878-2020
  • Domodossola (VB, 281 m s. l. m.) -> periodo 1873-2020 (con lacune)
  • Dusino San Michele (AT, 262 m s. l. m.) -> periodo 1924-2020
  • Lavagnina Lago, Casaleggio Boiro (AL, 356 m s. l. m.) -> periodo 1923-2020
  • Moncalieri (TO, 248 m s. l. m.) -> periodo 1865-2020
  • Novara (162 m s. l. m.) -> periodo 1971-2020
  • Ovada (AL, 186 m s. l. m.) -> periodo 1914-2020
  • Pietra Marazzi (AL, 172 m s. l. m.) -> periodo 1981-2020
  • Pila Valsesia (VC, 686 m s. l. m.) -> periodo 1990-2020
  • Pinerolo (TO, 375 m s. l. m.) -> periodo 1979-2020
  • Tollegno (BI, 495 m s. l. m.) -> periodo 1991-2020
  • Torino (250 m s. l. m.) -> periodo 1788-2020
  • Verbania (202 m s. l. m.) -> periodo 1996-2020
  • Vercelli (134 m s. l. m.) -> periodo 1874-2020 (con lacune)
  • Villanova Canavese (TO, 376 m s. l. m.) -> periodo 1991-2020

 

La serie nivometrica di Torino e le cause della diminuzione della nevosità

La serie nivometrica ultrasecolare di Torino è la più longeva in tutto il mondo e conta 223 anni di dati: dal 1788 con continuità vengono misurate le altezze della neve fresca nel centro urbano del capoluogo sabaudo e per la prima volta nel 2007 questi dati sono stati approfonditamente analizzati da Gennaro di Napoli e Luca Mercalli nel volume “Il Clima di Torino”. I dati qui considerati sono perciò tratti da questa pubblicazione, fa tuttavia eccezione il breve periodo compreso tra il 1955 ed il 1961 in cui l’autore di questo studio ha riscontrato una disomogeneità, dovuta probabilmente ad una variazione nella metodologia di misura della neve fresca: di norma infatti, la neve veniva misurata una volta sola nell’arco di 24 ore (come peraltro avvenuto nella maggior parte delle altre serie di seguito considerate), mentre nel periodo sopra citato il dato giornaliero di neve fresca era il risultato della somma di tre diverse rilevazioni. Da ciò ne consegue che il valore ottenuto fosse sovrastimato e per questo è stato corretto.

Andamento dei totali di neve fresca nell’anno idrologico (periodo ottobre-settembre che racchiude la stagione invernale padana) dal 1788 al 2020 a Torino (250 m). La linea tratteggiata nera indica la media dell’intero periodo analizzato (44.8 cm), la linea rossa sottile indica la tendenza, mentre la linea rossa più spessa rappresenta la media mobile sui 5 anni. Appare netta la tendenza alla diminuzione degli apporti nevosi (-66.7%/233 anni), visibile soprattutto a partire dagli anni ’20 del Novecento. L’inverno più nevoso è stato il 1882-83 con 172.3 cm, mentre i meno nevosi sono stati il 1846, 1925, 1989, 1990 e 2007 in cui non si sono registrate nevicate con accumulo (0 cm).

Nel corso di quasi due secoli e mezzo la quantità della neve fresca è diminuita di due terzi (-66.7%/233 anni): il primo netto calo degli apporti nevosi si può riscontrare circa un secolo fa, in corrispondenza degli anni ’20. Questa diminuzione ha avuto conferma anche nei successivi decenni: è divenuta ancor più marcata dagli anni ’60 culminando poi con il recente decennio 2011-20 che, con 13.7 cm, è stato il meno nevoso di tutta la serie. Il calo di -26.9% registrato tra 1981-2010 e 1991-2020 è il più marcato in assoluto tra due trentenni consecutivi. Nell’Ottocento a Torino cadevano mediamente 60.2 cm ogni anno, quantità poi diminuita a 35.8 cm nel Novecento ed ulteriormente calata nel recente 1991-2020 in cui l’accumulo si attesta ad appena 17.9 cm di neve: nel trentennio più nevoso della serie (1821-50) la quantità mediamente attesa era quasi quattro volte superiore (68.2 cm).

Medie nivometriche decennali a Torino dal 1791 ad oggi: ben evidente la differenza tra le quantità mediamente attese nell’Ottocento rispetto al Novecento dove appare netto il calo negli anni ’20 che diviene poi ancora più marcato dagli anni ’60 fino ad oggi. Il decennio più nevoso è stato il 1881-1890 con 75.8 cm: quel periodo racchiude il primo ed il sesto inverno più nevosi della serie (il 1882-83 con 172.3 cm ed il 1887-88 con 146 cm). Il decennio meno nevoso è stato l’ultimo, il 2011-2020, con appena 13.7 cm.

La causa della drastica diminuzione delle quantità di neve fresca è da ricercare nell’aumento delle temperature durante l’inverno (1 dicembre – 28 febbraio): è stata presa in considerazione la stagione invernale perchè nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio si concentra la maggior parte delle nevicate. Analizzando la serie storica di Torino infatti, il pur leggero calo delle precipitazioni invernali negli anni recenti non giustifica una diminuzione così marcata della nevosità. A prova di ciò un dato molto interessante è offerto dal caso degli anni ’70: questo decennio riscontrò un inedito aumento delle precipitazioni nei mesi invernali, tanto che fu il più piovoso di tutta la serie (199.6 mm), ma nonostante ciò fu, fino ad allora, il più avaro di neve nel capoluogo sabaudo (22.5 cm). Osservando l’andamento delle temperature medie invernali appare netta la tendenza all’aumento termico, in misura maggiore proprio a partire dagli anni ’70 del Novecento che furono il decennio più mite dell’intera serie fino a quel momento.

Andamento delle temperature medie invernali (periodo 1 dicembre – 28 febbraio) a Torino dal 1754 al 2020: proprio l’ultima stagione è stata la più mite della serie con una temperatura media di 7.2°C (+2.7°C oltre la media 1981-10) in contrasto con il minimo di appena -1.8°C misurato 265 anni fa durante il gelido inverno del 1755. Osservando il grafico, a partire dal Novecento, si può notare una tendenza volta al rialzo termico che diverrà poi più netto dagli anni ’70 (grafico elaborato da SMI – Nimbus).

Andamento delle precipitazioni invernali (periodo 1 dicembre – 28 febbraio) a Torino dal 1803 al 2019: la tendenza poco significativa mostra una leggera diminuzione dei quantitativi invernali di pioggia e neve fusa. Un’ulteriore prova del fatto che la causa del calo della nevosità non vada ricercata nella variazione precipitazioni viene offerta da quanto si registrò negli anni ’70: dal grafico è ben evidente il picco in corrispondenza di quello che fu il decennio più piovoso dell’intera serie, ma nonostante l’inedita abbondanza di precipitazioni gli anni ’70 furono i meno nevosi in assoluto fino ad allora nel capoluogo sabaudo. (grafico elaborato da SMI – Nimbus).

 

La nevosità dell’Ottocento in Piemonte

Per molti anni durante l’Ottocento quello di Torino fu l’unico osservatorio in Piemonte a misurare la neve fresca, successivamente a partire dalla seconda metà del secolo, grazie al volere di Padre Francesco Denza, fondatore della Società Meteorologica Italiana, iniziarono a nascere diversi altri osservatori in regione: ad Alessandria nel 1857, a Bra nel 1862, a Moncalieri nel 1864, a Domodossola nel 1872, a Vercelli nel 1874, a Cuneo nel 1877, ecc. Uno dei parametri comunemente misurati fu quello dell’altezza della neve fresca giornaliera (HN), questo rende possibile un’indagine più approfondita su quale fosse la quantità di neve mediamente attesa sulle zone di pianura e di fondovalle del Piemonte sul finire dell’Ottocento.

Analizzando il periodo 1863-1895, in cui operarono contemporaneamente gli osservatori di Torino, Bra ed Alessandria, è possibile notare la grande differenza dei regimi nevosi rispetto ad oggi: la località cuneese era la più nevosa con 82.2 cm, a seguire Torino con 59.8 cm ed Alessandria con 55 cm. Tralasciando la maggior nevosità del Cuneese di pianura, allora come adesso, è notevole osservare come un secolo e mezzo fa nevicasse più a Torino che ad Alessandria, mentre oggi, la quantità di neve mediamente attesa nel capoluogo alessandrino è quasi doppia rispetto a quella che cade nella città sabauda (1991-2020: 17.9 cm a Torino e 32.5 cm ad Alessandria).

Confronto tra le altezze della neve fresca misurate nell’anno idrologico nelle località di Bra, Torino ed Alessandria tra il 1863 ed il 1895: in questo periodo di 33 anni Torino era più nevosa di Alessandria (59.8 cm vs 55 cm) e cadevano mediamente 82.2 cm a Bra.

Tra le tre località è ad Alessandria dove la nevosità è calata di meno rispetto ad oggi, incredibile invece la diminuzione a Torino:

  • Torino (250 m) -> -70% tra il periodo 1863-1895 ed il 1991-2020 (da 59.8 cm a 17.9 cm)
  • Bra (CN, 290 m) -> -49% tra il periodo 1863-1895 ed il 1991-2020 (da 82.2 cm a 41.7 cm)
  • Alessandria (90 m) -> -41% tra il periodo 1863-1895 ed il 1991-2020 (da 55 cm a 32.5 cm)

Confronto tra le medie nivometriche dei periodi 1863-1895 e 1991-2020 delle località di Bra, Torino ed Alessandria: ben visibile la diminuzione della nevosità, in particolare a Torino dove è calata del 70%.

Analizzando il periodo 1881-1910 c’è la possibilità di mettere a confronto i dati delle località di Torino e Bra con il primo trentennio completo dei nuovi osservatori nati negli anni ’70 dell’Ottocento: Cuneo, Domodossola (VB) e Vercelli. Il trentennio 1881-1910 è stato caratterizzato da stagioni con nevicate abbondanti ed accumuli da record in molte località piemontesi: il 1882/83 con 172.3 cm a Torino e 132 cm a Vercelli fu l’inverno con più neve in entrambe le serie, il 1887/88 fu da record a Domodossola e Bra rispettivamente con 436 e 204 cm e ancora il 1894/95 a Cuneo ed Alessandria detiene il primato di stagione più nevosa rispettivamente con 356 e 179 cm.

Un secolo fa a Domodossola, sul fondovalle del Toce, cadeva mediamente quasi un metro di neve fresca all’anno e questa località era più nevosa di Bra, sulla pianura cuneese: oggi la media nivometrica si è dimezzata a Bra ed è calata di due terzi a Domodossola, tanto che la località cuneese risulta essere ora più nevosa di quella ossolana. Allo stesso modo, sul finire dell’Ottocento la città di Torino era molto più nevosa di Vercelli, ma una diminuzione maggiore della nevosità nel capoluogo sabaudo ha fatto sì che oggi le quantità di neve fresca mediamente attese nelle due città siano paragonabili. 

Tra il trentennio 1881-1910 ed il recente 1991-2020 le diminuzioni più marcate si sono riscontrate a Torino e Domodossola, mentre il calo è stato molto più contenuto a Cuneo rispetto alle altre località: 

  • Cuneo (550 m) -> -28% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020 (da 138 a 99.7 cm)
  • Domodossola (VB, 281 m) -> -67% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020 (da 97.2 a 32 cm)
  • Bra (CN, 290 m) -> -52% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020 (da 87.4 cm a 41.7 cm)
  • Torino (250 m) -> -71% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020 (da 62.6 cm a 17.9 cm)
  • Vercelli (134 m) -> -55% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020 (da 39.6 cm a 18 cm)

Confronto tra le medie nivometriche dei trentenni 1881-1910 e 1991-2020 delle località di Cuneo, Domodossola, Bra, Torino e Vercelli: a Torino e Domodossola il calo maggiore rispettivamente con -71% e -67%, mentre a Cuneo la nevosità è calata del -28%. 

 

L’evoluzione della nevosità nel Novecento, le medie storiche 1921-2020 e la variazione tra 1961-90 e 1991-20

Con l’avvento del Novecento nacquero nuovi osservatori meteorologici gestiti dall’allora Ufficio Idrografico: in alcuni venne misurata con costanza l’altezza della neve fresca giornaliera o del manto nevoso. Ciò ha permesso includere in questo studio nuove località non ancora considerate, le cui serie storiche sono state in precedenza analizzate dall’autore: è il caso di Dusino San Michele, Ovada e Lavagnina Lago.

Considerando la media storica dell’ultimo secolo (1921-2020) questi sono i quantitativi mediamente attesi nelle località che dispongono di una serie secolare:

  • Casaleggio Boiro, Lavagnina Lago (AL, 356 m) -> 112.6 cm
  • Cuneo (550 m) -> 112.3 cm
  • Aosta (544 m) -> 84.5 cm
  • Ovada (AL, 186 m) -> 80.6 cm
  • Domodossola (VB, 281 m) -> 49.4 cm
  • Dusino San Michele (AT, 262 m) -> 44.2 cm
  • Casale Monferrato (AL, 104 m) -> 33.7 cm
  • Vercelli (134 m) -> 31.8 cm
  • Torino (250 m) -> 28.9 cm

Durante il Novecento un primo grande calo della nevosità, riscontrabile in tutte le serie nivometriche piemontesi, avviene negli anni ’20 e culmina con la stagione 1924/25 che termina senza nevicate con accumulo a Torino, Moncalieri (TO) e Dusino San Michele (AT). A Cuneo si tratta del terzo decennio meno nevoso della serie (85.9 cm), non lontano dagli anni ’90 (81.5 cm) e ’80 (82 cm); a Domodossola la quantità di neve caduta, pur diminuendo nettamente rispetto al precedente trentennio 1881-1910, è ancora ben lontana dal minimo toccato negli anni ’90 (55.5 cm vs 17.8 cm); a Torino il calo è più marcato che altrove e l’altezza della neve fresca diminuisce da 62.6 cm (nel 1881-1910) a 24.5 cm, quantità comunque superiore agli ultimi tre trentenni e agli anni ’70.

Negli anni successi segue un nuovo aumento degli apporti nevosi, ma le quantità decennali su basse pianure e fondovalle (Torino, Vercelli e Domodossola) rimangono inferiori a quanto misurato sul finire dell’Ottocento. Questa fase più nevosa culmina con gli anni ’40 ad Ovada, Dusino San Michele, Vercelli e Torino, mentre a Cuneo e Domodossola il picco si ha negli anni ’70: nel capoluogo cuneese questo decennio risulta essere il più nevoso dall’inizio della serie (1878) con 161.3 cm. E’ curioso notare come, nonostante gli anni ’70 siano stati molto nevosi su gran parte del Piemonte, con accumuli superiori al decennio precedente a Cuneo, Ovada, Domodossola e Dusino, nelle località di Vercelli e Torino le quantità di neve fresca siano in realtà calate tanto da renderlo il decennio il meno nevoso fino a quel momento nel capoluogo sabaudo, con appena 22.5 cm.

Dagli anni ’80 (in particolar modo sul finire del decennio) inizierà un drastico calo della nevosità comune a tutte le serie: molto evidente il calo rispetto al decennio precedente a Cuneo: se negli anni ’70 qui cadevano 161.3 cm, negli anni ’80 la quantità si è pressochè dimezzata con appena 82 cm. Ma sono gli anni ’90 e gli anni ’10 a condividersi il primato di decennio meno nevoso: a Cuneo, Ovada e Domodossola il picco minimo si raggiunge sul finire del Novecento, mentre a Dusino, Vercelli e Torino viene toccato nell’ultimo decennio.

Confronto tra le medie nivometriche decennali nell’ultimo secolo nelle località piemontesi di Cuneo, Ovada (AL), Domodossola (VB), Dusino San Michele (AT), Vercelli e Torino.

Se ci si sofferma sull’ultimo sessantennio di misurazioni, mettendo a confronto le medie 1961-90 e 1991-20, si possono notare tre diminuzioni differenti a seconda delle zone:

  • Aree oltre i 500 m -> calo tra -18 e -19%
  • Pianure e fondovalle tra Basso Piemonte e Torinese -> calo tra -30 e -37%
  • Pianure e fondovalle dell’Alto Piemonte -> calo tra -46 e -48%

Cuneo ed Aosta sono le due località dove la diminuzione è stata meno marcata con un calo intorno al -20%; scendendo di quota si registrano diminuzioni tra il -30 ed il -37% tra le località di Ovada, Lavagnina, Torino, Casale e Dusino su Alessandrino, Astigiano e Torinese; il calo aumenta ed è prossimo al –50% nelle località di Domodossola e Vercelli tra il fondovalle ossolano e la pianura vercellese. La città di Torino in questo caso (nonostante un calo del -33%) non figura tra le località dove la nevosità è maggiormente diminuita: ciò è dovuto al fatto che nel capoluogo sabaudo venne registrato un calo degli apporti nevosi già negli anni ’60, prima che altrove. Se si osserva la differenza tra i ventenni 1941-60 e 1961-80 si può notare come a Torino la nevosità diminuì del -48%, mentre in tutto il resto del Piemonte il calo fu molto più ridotto (-18% a Vercelli, -8% a Dusino, -3% ad Ovada). Il capoluogo sabaudo rimane infatti, assieme a Domodossola, la località del Piemonte in cui la quantità di neve fresca è maggiormente calata dall’Ottocento ad oggi con una diminuzione pari al -67% sull’intera serie e al -71% tra il trentennio 1881-1910 ed il 1991-2020.

Tabella riassuntiva con le principali medie nivometriche misurate nell’ultimo secolo in alcune località del Piemonte e della Valle d’Aosta: il confronto tra il periodo 1961-90 ed il 1991-20 evidenzia dei cali compresi tra il -30 e -48% sulle pianure e sui bassi fondovalle, mentre nelle località poste a quote più elevate (Cuneo e Aosta, oltre i 500 m) la diminuzione è meno marcata e si attesta tra il -18 e -19%.

Variazione percentuale tra le medie 1961-90 e 1991-20 in alcune località tra Piemonte e Valle d’Aosta.

Tra tutte le località i cui dati coprono almeno un secolo di osservazioni, Cuneo è la città in cui meno è calata la nevosità: considerando la serie nella sua interezza, dal 1878 ad oggi, la tendenza è del -28.5%/143 anni. La stessa Aosta, nonostante un calo del -18% tra ’61-90 e ’91-20, ha osservato una diminuzione più marcata da fine Ottocento, pari al -37% dal 1892.

Andamento dei totali di neve fresca nell’anno idrologico (periodo ottobre-settembre che racchiude la stagione invernale padana) dal 1878 al 2020 a Cuneo (550 m). La linea tratteggiata nera indica la media dell’intero periodo analizzato (119.9 cm), la linea rossa sottile indica la tendenza, mentre la linea rossa più spessa rappresenta la media mobile sui 5 anni. Appare evidente la tendenza alla diminuzione degli apporti nevosi (-28.5%/143 anni), ma meno netta rispetto a quanto riscontrato nelle località di pianura a quote inferiori. L’inverno più nevoso è stato il 1894-95 con 356 cm, mentre il meno nevoso è stato il 2006/07 con 1 cm.

 

L’evoluzione della nevosità dagli anni ’80 ad oggi e la distribuzione dei quantitativi medi annuali di neve fresca nell’ultimo trentennio climatico 1991-2020 

Tra gli anni ’80 e ’90 sono diverse le nuove serie nate per la passione di molti amatoriali che hanno deciso di intraprendere con costanza misurazioni della neve fresca a casa propria. Le serie più longeve sono quelle di Pinerolo (1979), Pietra Marazzi (1981), Cavallermaggiore e Pila Valsesia (1990), Tollegno, Villanova Canavese e Carmagnola (1991).

Analizzando la nevosità degli ultimi 40 anni è possibile mettere a confronto le due medie trentennali 1981-2010 e 1991-2020: si può notare come la nevosità sia diminuita del -20/-29% tra le località di Dusino, Pinerolo, Torino e Vercelli, mentre il calo sia stato meno marcato nell’Alessandrino (-8% a Pietra Marazzi e -9% ad Ovada), addirittura Cuneo è l’unica località dove la quantità di neve fresca è aumentata (+4%). Osservando gli ultimi due ventenni 1981-2000 e 2001-2020 appare evidente una ripresa degli apporti nevosi tra Cuneese ed Alessandrino (+29% ad Ovada, +33% a Cuneo, +35% a Pietra Marazzi), mentre altrove continua il calo compreso tra -10% a Dusino e Vercelli e -30% a Torino

Tabella riassuntiva con le medie nivometriche 1981-10 e 1991-20 e 1981-00 e 2001-20 a confronto: eccetto che a Cuneo in tutte le località la nevosità è diminuita nel trentennio recente rispetto a quello precedente. Interessante invece la variazione negli ultimi 40 anni considerando i due ventenni 1981-00 e 2001-20: a Cuneo, Ovada e Pietra Marazzi la quantità di neve fresca è in aumento, mentre altrove è ancora in calo.

Medie nivometriche 1991-2020 a confronto (in tutte le località la neve è misurata come HN/24 ore o come HN/evento, fa eccezione il dato di Lavagnina Lago in cui la neve caduta è calcolata come incremento di manto nevoso):

  • Pila Valsesia (VC, 686 m) -> 132.9 cm
  • Cuneo (550 m) -> 99.7 cm
  • Casaleggio Boiro, Lavagnina Lago (AL, 356 m) -> 89.5 cm
  • Aosta-Saint Christophe (544 m) -> 76.2 cm
  • Ovada (AL, 186 m) -> 61.7 cm
  • Pietra Marazzi (AL, 172 m) -> 44.8 cm
  • Cavallermaggiore (CN, 285 m) -> 41.7 cm
  • Villanova Canavese (TO, 376 m) -> 33.7 cm
  • Tollegno (BI, 495 m) -> 33.1 cm
  • Alessandria (90 m) -> 32.5 cm
  • Domodossola (VB, 281 m) -> 32.0 cm
  • Dusino San Michele (AT, 262 m) -> 31.6 cm
  • Pinerolo (TO, 375 m) -> 29.6 cm
  • Carmagnola (TO, 245 m) -> 28.2 cm
  • Cambiano (TO, 246 m) -> 26.9 cm
  • Casale Monferrato (AL, 104 m) -> 25.0 cm
  • Novara (162 m) -> 19.6 cm
  • Moncalieri (TO, 248 m) -> 18.5 cm
  • Vercelli (134 m) -> 18.0 cm
  • Torino (250 m) -> 17.9 cm
  • Verbania (202 m) -> 12.3 cm

Ben evidente la maggiore nevosità sui fondovalle alpini oltre i 500 m (132.9 cm a Pila Valsesia e 76.2 cm ad Aosta Saint-Christophe) e sul Basso Piemonte tra Cuneese meridionale (99.7 cm a Cuneo) ed Ovadese (89.5 cm a Lavagnina Lago e 61.7 cm ad Ovada) che è la zona più nevosa d’Italia a bassa quota. La neve mediamente attesa sulle pianure di Astigiano ed Alessandrino (31.6 cm a Dusino San Michele e 32.5 cm ad Alessandria) cala spostandosi verso le pianure occidentali e settentrionali del Piemonte, per poi aumentare nuovamente in corrispondenza dei settori pedemontani (33.1 cm a Tollegno e 33.7 cm a Villanova Canavese). Gli accumuli minori, prossimi ai 10 cm, si riscontrano sulle rive del Lago Maggiore: a Verbania cadono infatti appena 12.3 cm. Il capoluogo del Verbano e le località limitrofe sul lungo lago sono quindi le zone meno nevose di tutto il Piemonte: qui negli ultimi 25 anni sono stati ben 6 gli inverni completamente privi neve, di cui tre consecutivi tra il 1998 ed il 2000. Quantità medie annue inferiori ai 20 cm si riscontrano anche sulle basse pianure del Novarese (19.6 cm a Novara), del Vercellese (18 cm a Vercelli) e del Torinese tra l’area urbana di Torino, il suo hinterland ed il Basso Canavese (minimo di 17.9 cm nel capoluogo).

Medie nivometriche 1991-2020 in alcune località di pianura, collina e fondovalle tra Piemonte e Valle d’Aosta: tra le serie considerate la più nevosa è Pila Valsesia (VC) nell’omonima valle a 686 m di quota con 132.9 cm, mentre la meno nevosa è Verbania sul Lago Maggiore (202 m) dove cadono appena 12.3 cm.

 

Fonti dei dati considerati in questo studio:

  • Aosta, Bra, Casale Monferrato, Cuneo, Domosossola, Moncalieri, Torino, Vercelli: dati di proprietà della Società Meteorologica Italiana (SMI), si ringrazia Daniele Cat Berro per aver messo a disposizione le serie complete;
  • Cambiano: utente “Unlimited” del forum Meteonetwork;
  • Carmagnola: Federico Ogino (link);
  • Cavallermaggiore: Patrizio Giordanengo;
  • Dusino San Michele, Ovada, Lavagnina Lago: serie recuperate e precedentemente analizzate da Paolo M. Faggella (cliccando QUI potrete trovare i dati completi di Dusino, QUI di Ovada e QUI di Lavagnina)
  • Novara: Luca Dal Bello (link);
  • Pietra Marazzi ed Alessandria 2003-20: Matteo Robbiano;
  • Pila Valsesia: link
  • Pinerolo: Paolo Jannin;
  • Tollegno: Augusto Brocca;
  • Verbania: Marco Gagliardi;
  • Villanova Canavese: Roberto Maruzzo (link).

 

Paolo M. Faggella

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Vai alla barra degli strumenti