In questo articolo andremo a descrivere gli eventi temporaleschi più intensi che hanno interessato il Piemonte, e l’Astigiano in particolare, tra l’11 ed il 12 agosto 2019. Cercheremo di far chiarezza su alcuni concetti importanti che riguardano la natura di questi temporali. Vi spiegheremo come funziona una supercella, cos’è il downburst e qual è la differenza rispetto ad una tromba d’aria o tornado.

 

11 agosto: supercella causa danni per estese gradinate e downburst nel Monferrato

Animazione radar (immagini ogni 5 minuti) del temporale nato intorno alle ore 15 dell’11 agosto nel Pinerolese ed evoluto poi a supercella sul Monferrato: inizialmente la cella temporalesca si muove verso nord-est, poi nei pressi di Torino la direzione varia e si sposta verso est andando ad interessare il nord-ovest dell’Astigiano e successivamente il Casalese. Il colore violetto indica la presenza di grandine. Tra Astigiano ed Alessandrino è evidente come le precipitazioni più intense (colori viola/rosso) si dispongano seguendo la forma di una “V”: questo eco radar è tipico delle supercelle e viene definito “V-notch“. Va a svilupparsi nella parte avanzante del temporale quando le forti correnti alle alte quote impattano contro la torre principale della nube temporalesca deviando a destra e sinistra le particelle di acqua e ghiaccio; sta ad indicare possenti updraft (correnti ascensionali) in seno al sistema.

La cella temporalesca tende ad intensificarsi una volta percorso il primo tratto di pianura e, alle porte del capoluogo torinese, il radar segnala la presenza di grandine nelle precipitazioni. Spostandosi verso la Collina di Torino il sistema evolve a supercella: si tratta di un temporale caratterizzato da un mesociclone, cioè da una bassa pressione in rotazione. L’aria calda che alimenta il sistema (inflow) viene letteralmente aspirata dal temporale e una volta dentro la nube assume un movimento rotatorio (cosa che non accade nei normali temporali).

A Chieri (TO) si registrano i danni maggiori causati dal downburst: questo termine inglese viene utilizzato in gergo meteorologico anche in italiano perchè manca la corrispettiva traduzione, letteralmente si tradurrebbe come scoppio (burst) verso il basso (down). Si tratta nient’altro che di forti raffiche discendenti dalla nube temporalesca che, una volta raggiunto il suolo, si propagano in maniera lineare. Erroneamente molti pensano che il forte vento in grado di causare danni sia da attribuire ad una tromba d’aria, ma non è così! Una tromba d’aria (o tornado, i due termini infatti sono sinonimi!) è un fenomeno molto raro in Piemonte: in un tornado, per definirsi tale, si deve osservare la caratteristica nube ad imbuto che si protende dalla base della cella temporalesca e va a toccare il suolo. Parliamo perciò di un vero e proprio vortice, in cui la direzione del vento non è lineare ma circolare. I tornado più deboli sono in grado di causare i medesimi danni dei downburst più forti che possono raggiungere raffiche anche superiori ai 150 km/h. Nella Scala Enhanced Fujita un tornado EF0 raggiunge all’interno del cono velocità comprese tra 105 e 138 km/h, un EF1 tra 138 e 177 km/h, le stesse che potrebbe toccare un forte episodio di downburst. Inoltre, mentre i danni causati da un tornado sono localizzati e seguono il ristretto percorso del cono, in un downburst sono più estesi e possono interessare decine di chilometri quadrati al di sotto della nube temporalesca.

La supercella ripresa da Rosignano Monferrato (AL, Casalese): abbiamo evidenziato in foto i concetti espressi nelle righe soprastanti per cercare di rendere più chiaro il funzionamento del sistema. L’aria calda (inflow) viene aspirata dalla nube e sale verso l’alto assumendo un movimento rotatorio, successivamente si riversa verso il basso sotto forma di aria fredda (downburst) ed accompagnata dai rovesci di pioggia e grandine. Una parte di questa corrente fredda viene richiamata verso il mesociclone, così che al di sotto di esso si formi la wall cloud (o nube a muro) dalla quale – solo in rari casi – può generarsi un tornado. 

Nel video seguente, a cura di Local Team, i Vigili del Fuoco sono in azione dopo il violento downburst per mettere in sicurezza un tetto scoperchiato di un palazzo a Chieri (TO). Le raffiche di vento avevano con ogni probabilità velocità prossime ai 100 km/h.

Tetto scoperchiato a Chieri, le immagini dal drone – Local Team

Vigili del Fuoco al lavoro a Chieri (TO) nella strada sottostante al palazzo il cui tetto è stato scoperchiato.

Ciminiera dell’Imbiancheria del Vjro, oggi sede del meseo del Tessile di Chieri, crollata dopo le forti raffiche di vento.

Alberi spezzati dalla forza del vento nei pressi di Castelnuovo Don Bosco (AT): le raffiche di downburst raggiungevano probabilmente velocità prossime ai 100 km/h.

Tuttavia i danni maggiori sono da attribuirsi alla grandine che devasta le colline del Monferrato tra Astigiano ed Alessandrino. Enormi le perdite alle vigne del Casalese e moltissimi i danni ad auto e manufatti nel nord-ovest della provincia di Asti per chicchi dal diametro di 4-5 cm. A Castelnuovo Don Bosco (AT) la grandinata è eccezionale: qui per le strade del paese si accumula uno strato di 20-30 cm, tanto che deve intervenire una ruspa per sgomberare le vie.

Ruspa intenta a sgomberare una strada nel centro di Castelnuovo Don Bosco (AT) occupata da uno strato di grandine spesso alcune decine di centimetri. (Fonte: La Nuova Provincia).

I Vigili del Fuoco transitano sulla strada appena liberata dalla ruspa a Castelnuovo Don Bosco (AT). (Fonte: La Nuova Provincia).

Dimensione dei chicchi di grandine a Cerreto d’Asti.

Lunotto posteriore di un’auto distrutto dai grossi chicchi di grandine nell’Astigiano.

Spettacolari sequenze a cura dello Zena Storm Chaser durante il passaggio del temporale a Montiglio Monferrato (AT): da notare la veemenza della grandine:

Stima radar delle zone interessate dalla grandine il pomeriggio dell’11 agosto: il colore viola presente tra nord-ovest Astigiano e Casalese indica le aree dove sono caduti chicchi dal diametro uguale o superiore ai 4 cm. La stima radar trova riscontro con quanto effettivamente registrato al suolo: i chicchi più grandi misurati erano di 4/5 cm.

Le precipitazioni non sono state molto abbondanti, anche le zone maggiormente interessate dal passaggio del temporale non hanno misurato più di 30/35 mm; ecco gli accumuli pluviometrici più notevoli sul Monferrato:

  • 35.8 mm a Piovà Massaia (AT) e Murisengo (AL)
  • 33.9 mm a Schierano (AT)
  • 30.6 mm a Castelnuovo Don Bosco ed Albugnano-Vezzolano (AT)
  • 29.2 mm a Cocconato (AT)
  • 28 mm a Marentino (TO)

L’episodio che ha coinvolto le nostre colline è stato sicuramente eccezionale, ma il nord-ovest dell’Astigiano non è nuovo ad eventi del genere: solo 7 anni fa, il 5 agosto 2012, una grandinata ancora più devastante (per numero di danni misurati) colpiva i medesimi comuni. Allora i chicchi raggiunsero diametri di 5/6 cm e localmente ci furono importanti accumuli di grandine al suolo. Troppo spesso di fronte a questi eventi estremi si tira in ballo il cambiamento climatico a sproposito: la verità è che fenomeni del genere ci sono sempre stati e sempre ci saranno nelle nostre zone. E’ possibile che aumentino di frequenza nei prossimi decenni, ma non si può attribuire la causa di un violento temporale estivo al global warming.  

Ecco un nostro articolo riguardante l’episodio grandinigeno di 7 anni fa con foto e dati: 5-6 agosto 2012: supercelle e forte grandinata sul nord-ovest astigiano

Per concludere, uno spettacolare scatto di Alberto Maffiotti da Vignale Monferrato (AL) mentre la possente supercella dell’11 agosto transitava tra Astigiano e Casalese. Più o meno al centro dell’immagine, sotto al fulmine, si può notare la wall cloud che si protende fin quasi a toccare il suolo.


12 agosto: frana a Varzo e danni da downburst a Verbania, nuova supercella con downburst nell’Astigiano

Il giorno successivo violenti temporali si organizzano fin dal mattino quando sconvolgono il Verbano-Cusio-Ossola. Prima un nubifragio causa una colata detritica (debris flow) nel comune di Varzo. La stazione meteorologica all’Alpe Devero misura 81 mm caduti in poche ore. 

Viabilità interrotta nei pressi della frazione di San Domenico di Varzo (VB) a causa di una imponente colata detritica lungo un torrente della Valle Cairasca.

Nelle ore successive un altro temporale colpisce Verbania con un nuovo devastante episodio di downburst responsabile di almeno 4 feriti tra la popolazione: a Pallanza una centralina meteorologica dell’ARPA Piemonte misura una una velocità del vento di 119.5 km/h. Si tratta del valore più elevato misurato dalla stazione in funzione dal 2003. Anche in questo caso nessuna tromba d’aria come erroneamente riportato sul web e da molte testate giornaliste, ma solo raffiche lineari in discesa dalla cella temporalesca. Un episodio di simile intensità avvenne il 25 agosto 2012: all’epoca venne registrata una velocità poco inferiore, pari a 107.4 km/h.

Alberi caduti e sradicati per il forte vento di 120 km/h sul Lago Maggiore nel comune di Verbania.

Bisogna attendere le prime ore del pomeriggio per osservare un fronte perturbato approcciare le Alpi e successivamente formare una linea temporalesca tra Torinese e Cuneese, in spostamento verso l’Astigiano. Sul bordo meridionale di questa linea si organizza una nuova supercella responsabile di forte downburst ad Asti, ma è soprattutto nei comuni della Val Borbore che si riscontrano i danni maggiori: qui probabilmente il vento ha raggiunto velocità intorno ai 100 km/h.

Animazione radar (immagini ogni 5 minuti) della linea temporalesca nata intorno alle 14.30 tra Pinerolo e Barge. Il sistema, transitando sull’Astigiano, evolve a supercella. Il colore violetto indica la presenza di grandine tra le precipitazioni.

Particolare della sequenza radar al momento dell’ingresso della supercella nell’Astigiano: il radar può essere indicativo del tipo di temporale che si sta osservando, ulteriori conferme possono poi giungere dall’analisi degli effetti sul territorio (foto a destra). Nell’immagine si può notare come le precipitazioni formino un uncino sul bordo meridionale del temporale: questo eco radar è tipico delle supercelle (come lo era il “V-notch” spiegato in precedenza) e viene definito appunto “hook echo” (o eco ad uncino). Nell’immagine abbiamo anche segnalato la zona dell’inflow (cioè l’aria calda che alimenta il temporale) e l’area, libera da precipitazioni, dove si trova il mesociclone della supercella (che si può osservare solo da terra). Questo sistema temporalesco, con le sue forti raffiche in discesa dal bordo avanzante, ha distrutto interi pioppeti (foto a destra): per distinguere quali danni sono stati opera di un episodio di downburst e quali di una tromba d’aria, a volte è sufficiente guardare gli alberi. Se questi sono stati piegati o spezzati tutti nella medesima direzione (come in foto) significa che le raffiche di vento erano lineari e perciò si tratta di downburst, se gli alberi abbattuti sono posizionati in maniera caotica ed in direzioni diverse significa che le raffiche erano circolari: ciò significa che lì è passato un vero e proprio tornado.

Ad Asti si rilevano velocità del vento di 81.4 km/h all’Istituto Agrario (zona nord) e 82.1 km/h al Polo di Trattamento Rifiuti GAIA in località Valterza (zona est). Il downburst spezza molti rami e causa la caduta di piccoli alberi in città, ma in generale non si contano molti danni. Solo l’anno scorso sul nostro capoluogo ci fu un episodio decisamente più devastante, il 21 luglio 2018, con raffiche fino a 93 km/h e numerosi danni (qui l’articolo a riguardo -> 21 luglio 2018: violento temporale ad Asti). Ma bisogna tornare indietro al 21 giugno 2012 per trovare il temporale più violento degli ultimi decenni ad Asti città: 103 km/h raggiunti e danni ingenti in tutto il centro urbano e campagne limitrofe (qui l’articolo a riguardo -> Supercella in Piemonte 21 giugno 2012). 

Velocità giornaliere del vento più elevate rilevate dal 2005 ad oggi dalla stazione meteorologica dell’ARPA Piemonte all’Istituto Agrario di Asti nella zona nord della città: gli 81.4 km/h misurati nel temporale del 12 agosto (evidenziati in rosso) rappresentano il 5° valore più elevato in assoluto e, se escludiamo il dato del marzo 2006 dovuto ad un intenso episodio di fohen, l’evento temporalesco di quest’anno è il 4° più intenso degli ultimi 15 anni.

Come precedentemente indicato, i danni maggiori si osservano soprattutto sui settori occidentali della provincia di Asti, proponiamo qualche foto significativa dell’evento.


Vigne ”coricate” a San Giacomo di San Damiano d’Asti (foto di Emanuel del nostro gruppo Telegram)

Diverse criticità anche nel comune di Tigliole, circa 15 km ad ovest di Asti.

Spettacolare scatto a cura di Stefano Salvatore dalla pianura vercellese di una fulminazione nube-suolo durante il temporale in fase calante.

Consistenti danni al tetto del Museo delle Arti e dei Mestieri di Cisterna d’Asti (AT).

Il temporale dopo aver colpito i settori occidentali evolve poi verso est, interessando parzialmente il capoluogo, ma sono soprattutto le zone appena a nord di esso a sperimentare i maggiori danni.

Albero di grandi dimensioni caduto a Sessant, poco a nord ovest di Asti (foto di Silvia Musso).

Qualche attimo della violenta tempesta caratterizzata da raffiche di downburst accompagnate da un forte nubifragio, osservata in località Valmaggiore (Rocche di Callianetto) poco a nord di Asti  (video di Tommaso Maggiora).

Nuove criticità anche a Casale Monferrato, dopo essere stata colpita dalla supercella del giorno precedente: qui viene misurata una velocità del vento di 85.7 km/h in grado di sradicare grossi alberi.

Stima radar delle zone interessate dalla grandine il pomeriggio del 12 agosto: il colore arancio presente sull’Astigiano occidentale indica le aree dove sono caduti chicchi dal diametro di circa 2 cm. Effettivamente rispetto al giorno precedente la grandine non è responsabile di danni grazie alle dimensioni più ridotte.

Anche in occasione di questa supercella, gli accumuli rilevati al suolo non sono eccezionali, ecco i più notevoli tra Roero e Monferrato: 

  • 37 mm a Pralormo (TO)
  • 29 mm a Casale Monferrato (AL)
  • 27.3 mm a Cortandone (AT)
  • 25.6 mm a Castell’Alfero (AT)
  • 25 mm a San Damiano d’Asti (AT)

 

Paolo Faggella & Luca Leucci

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